"Combatteremo sempre il regime di Joe Biden", ha detto l'ex stratega di Trump prima di consegnarsi. Il 12 novembre era stato incriminato per oltraggio al Congresso. Il giudice ha deciso che non sarà detenuto in attesa dell’udienza di giovedì. Due i capi di imputazione: uno per aver negato la sua collaborazione alla commissione della Camera che sta indagando sull'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso; l'altro per non aver consegnato i documenti richiesti. "Una truffa sin dall'inizio", ha detto il suo legale
Steve Bannon si è presentato negli uffici dell'Fbi di Washington. L'ex stratega di Donald Trump, nei giorni scorsi, è stato incriminato da un grand jury per oltraggio al Congresso. Poi è comparso davanti al giudice, che ha deciso che Bannon non sarà detenuto ma resterà in una sorta di libertà vigilata prima del processo. Due i capi di imputazione: uno per non aver testimoniato e quindi aver negato la sua collaborazione alla commissione della Camera che sta indagando sull'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso; l'altro per non aver consegnato i documenti richiesti. "Non cederò, hanno preso la persona sbagliata", ha detto Bannon dopo essere stato rilasciato in libertà vigilata. Poi ha accusato il ministro della giustizia Merrick Garland, la speaker della Camera Nancy Pelosi e il presidente Joe Biden di aver voluto la sua incriminazione. "Siamo stanchi di giocare in difesa, ora giocheremo all'attacco", ha promesso.
Steve Bannon in libertà vigilata
"Combatteremo sempre il regime di Joe Biden", aveva detto Bannon, guardando dritto nelle telecamere, mentre si consegnava all'Fbi. "Voglio che voi, ragazzi, restiate concentrati sul messaggio... questo è tutto rumore", aveva aggiunto. Tra le telecamere, anche quelle legate alla destra conservatrice. Sui social, il suo messaggio è subito rimbalzato tra i fan dell'ex presidente. Il giudice ha poi deciso per la libertà vigilata in attesa del processo, con la prima udienza che è stata fissata per giovedì. L'ex stratega della Casa Bianca è stato sottoposto ad alcune limitazioni: consegna del passaporto, controllo settimanale dei servizi pre-detentivi, informazione sui movimenti fuori del distretto. "Una truffa sin dall'inizio", ha commentato David Schoen, l'avvocato di Bannon, dopo il rilascio dell’uomo in libertà vigilata. Il legale ha attaccato pesantemente sia la commissione parlamentare che indaga sull'assalto sia la decisione di incriminare il suo assistito che, ha detto, ha l'obbligo di onorare il privilegio esecutivo presidenziale.
Incriminato per oltraggio al Congresso
Steve Bannon lo scorso 12 novembre è stato incriminato da un grand jury federale per oltraggio al Congresso dopo la sua mancata risposta al mandato di comparizione e di consegna di documenti della commissione di indagine sull'attacco al Congresso del 6 gennaio. Come ci si attendeva, oggi si è consegnato alle autorità. Se condannato, rischia fino a due anni di carcere e una multa fra i 100 e i 1.000 dollari. I due capi di accusa, infatti, prevedono ognuno fra i 30 giorni e un anno di prigione.
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L’assalto al Congresso
Il 6 gennaio scorso c’è stata l’irruzione di manifestanti pro-Trump in Campidoglio, dove il Congresso si era riunito per la ratifica della vittoria di Joe Biden alle elezioni. Il giorno precedente all'assalto, nel suo podcast Bannon aveva dato indicazioni precise sulla volontà di azioni clamorose. Nel rifiutarsi di testimoniare, si era appellato al privilegio esecutivo, invocato da Trump in qualità di ex presidente per rifiutarsi di consegnare alla commissione i documenti della sua amministrazione. La carriera di Bannon come stratega alla Casa Bianca non è durata molto: architetto della vittoria elettorale del 2016, soprattutto grazie all'attivismo del sito di estrema destra Breibart che dirigeva, è stato licenziato nell'agosto del 2017. Lo scorso anno è stato arrestato e incriminato dai federali per aver frodato i sostenitori di una campagna per raccogliere fondi privati per la costruzione del Muro sul confine con il Messico.