Bolsonaro a Sky TG24: "A favore dei vaccini, ma medici devono scegliere come curare"

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di Michele Cagiano

Il presidente brasiliano partecipa al G20 di Roma. E in questa intervista esclusiva dice: "Per combattere la crisi economica durante la pandemia, credo di essere stato l'unico capo di Stato nel mondo contrario al lockdown". Poi aggiunge: "L'Amazzonia non brucia, noi combattiamo i disboscamenti illegali"

Presidente Bolsonaro, i temi del G20 di Roma sono soprattutto la lotta alla pandemia, l'emergenza del cambiamento climatico e la crisi economica. Le nuove generazioni chiedono a tutti coloro che sono stati coinvolti nella politica ad alti livelli una visione globale. Quale strada bisogna seguire per superare e sconfiggere il Covid-19 e per migliorare il nostro ambiente?

"Il G20 è stato incentrato soprattutto sulla pandemia. Ogni Paese ha dato un suo contributo: l’India si è impegnata a produrre 20 milioni di dosi di vaccino l'anno prossimo, la Cina 5 milioni quest'anno. Ci sono poi dei Paesi che dicono che non bisogna guadagnare sui vaccini, altri sostengono che occorre aiutare l'Africa, un continente in cui meno del 5 % della popolazione è stata già vaccinata, quindi l'idea è quella di aiutare il prossimo.

Io spero che questa discussione porti a qualcosa di concreto: per quanto riguarda il Brasile, noi abbiamo già consegnato più di 200 milioni di dosi di vaccino per la nostra popolazione di oltre 210 milioni di persone, quindi posso dire che il Brasile sta andando bene. Noi siamo sempre stati a favore del vaccino: io ho destinato molte risorse per l'acquisto di vaccini ed è quello che è successo. Tuttavia ho l'idea che i medici debbano avere autonomia su come trattare il paziente e su quali medicinali scegliere o per curare.
L’emergenza climatica è stato l’altro tema del G20: il Brasile è un Paese che emette soltanto il 7% di anidride carbonica. Ovviamente noi abbiamo il settore zootecnico che genera anche anidride carbonica, genera emissioni. Però due terzi del territorio brasiliano è assolutamente preservato. Purtroppo in Brasile c'è una guerra di potere,  e diversamente da chi mi ha preceduto c'è molta critica su di me per quanto riguarda l'Amazzonia. Tuttavia l’Amazzonia non prende fuoco, è una foresta umida, prende fuoco soltanto nelle sue zone periferiche, qui ci sono stati disboscamenti illegali che noi combattiamo. Lo facciamo così bene che la stampa non dice più niente su questo".

Più di seicentomila morti dall'inizio della pandemia in Brasile. Lula ha definito il presidente Bolsonaro un genocida. C'è anche una commissione d'inchiesta che vuole processarla per crimini contro l'umanità. Lei pensa di aver sbagliato qualcosa o sono attacchi politici?

"La commissione di inchiesta parlamentare è stata composta da partiti di sinistra che sono in opposizione al mio governo: sono sette senatori che durante la pandemia non hanno fatto niente. Il mio governo ha fornito tutti i mezzi per far sì che i governatori e i sindaci potessero combattere la pandemia. Seguendo le indicazioni della Corte suprema, abbiamo speso circa 100 miliardi di dollari. Abbiamo dato fondi, mezzi e anche professionisti per combattere la pandemia oltre che i medicinali. Lula mi accusa di genocidio perché è un opportunista. Vi racconto l'ultimo caso che è venuto a galla: il capo del servizio di intelligence del Venezuela, fermato e arrestato poco fa, ha detto che lui riceveva delle risorse e che tutte le autorità di sinistra ricevevano delle risorse dal narcotraffico, fondi inviati anche in Spagna. Lula è stato condannato, poi non so in che modo non è rimasto in carcere, ma tutto lo scandalo della corruzione in cui è stato coinvolto ha lasciato un segno molto forte in Brasile. Lula ha quasi fatto fallire la nostra più grande azienda petrolifera, la Petrobras. È una storia lunga, la sua leadership politica comincia quando era in contatto con le FARC colombiane e a partire da quel momento è iniziato questo rapporto con il narcotraffico. Un miracolo ha salvato il Brasile: il nostro arrivo nel 2018".

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La crisi economica causata dagli ultimi due anni di chiusure ha portato povertà e disoccupazione, soprattutto tra i giovani in molti paesi, anche in Brasile. Quale messaggio manda il Brasile agli altri big del pianeta e quali soluzioni vede per un nuovo inizio?

"Per combattere la crisi economica durante la pandemia, credo di essere stato l'unico capo di Stato nel mondo contrario al lockdown, al confinamento. Abbiamo dato la possibilità ai governatori e ai sindaci brasiliani di decidere cosa bisognasse fare, noi abbiamo cercato di aiutare. Purtroppo, la situazione che si è creata e alcune decisioni che sono state prese hanno fatto peggiorare moltissimo l'economia del Paese e le conseguenze le possiamo vedere ora. Comunque, nel 2019, noi abbiamo sofferto molto meno per quanto riguarda l'economia. Molti dicevano che il Brasile sarebbe cresciuto del 10 %, in ogni caso siamo cresciuti del 4 %. Con questo voglio dire che il Brasile ha affrontato la crisi pandemica ed è il Paese che sta crescendo di più in questa fase post pandemia".

 

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