Per Biden consensi in picchiata a 9 mesi dall'elezione. Peggio di lui solo Trump

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Gianluca Ales

Secondo un sondaggio Gallup l'inquilino della Casa Bianca ha un gradimento bassissimo, il secondo peggiore della storia americana. Il calo potrebbe avere conseguenze sulle elezioni del mid-term

Non sarebbe stata una passeggiata: questo lo sapeva anche lui, Joe Biden, quando le primarie lo incoronarono candidato alla corsa per la Casa Bianca. La pandemia e la polarizzazione del dibattito politico erano già un pessimo viatico per il futuro.

Per questo probabilmente non si deve essere sospeso nel leggere che la sua presidenza, a nove mesi dall’insediamento, ha un consenso bassissimo. 

Un record superato solo da "the Donald"

Quel che forse deve averlo colpito di più è che peggio di lui ha farro il suo predecessore, Donald Trump.

Stando infatti alle cifre fornite da un sondaggio pubblicato da Gallup, solo il 42% degli americani approva il suo operato. E a poco servirà sapere che – appunto – "the Donald" era stato capace di scendere fino al 37%. Le peggiori performance sono di Bill Clinton, al 47%, Barack Obama, al 52&,, e Ronald Reagan, al 53%. Insomma, ben lontani dallo stratosferico 88% di George W. Bush.

Però, appunto, forse è il momento di fermarsi un momento a riflettere non solo sui nudi dati. Bush, a 9 mesi dal mandato, era l’eroe delle Torri Gemelle, il Commander in Chief nella Guerra al Terrore. Si era appena consumata la tragedia delle Torri Gemelle.

Per quanto riguarda Biden, invece, il periodo gennaio-settembre è stata una vera via Crucis. L’andamento della pandemia, con la variante Delta non ha aiutato un presidente che ha sì messo in campo uno sforzo straordinario per le vaccinazioni, ma che poi ha visto un preoccupante rallentamento delle immunizzazioni e poi un picco di contagi.

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Un quadro difficile sia in patria che all'estero

Quanto al piano internazionale, se Bush poteva galoppare grazie alla guerra in Afghanistan, la determinazione a ritirare le truppe dal Paese dopo 20 anni di guerra per Biden non è stato altrettanto foriero di consensi. Anzi, il disastroso ritiro, che anche il più bonario degli osservatori non ha potuto non definire una rotta, ha ferito gravemente l’immagine del paese, e quini del suo presidente. Sul fronte interno l’estenuante discussione al Congresso per i piani sulle infrastrutture e la sicurezza sociale non aiuta e la feroce opposizione repubblicana è ben lontana dal trovare un compromesso.

Certo, alcune problematiche – come il ritiro dall’Afghanistan - sono responsabilità diretta di Biden, ma altre – come l’impennata di casi tra i non vaccinati – non possono certo essergli addebitate. E sicuramente lo stallo al Congresso sarà superato, permettendo di varare piani che potranno aumentare il consenso nei confronti del presidente. 

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La sfida sono le elezioni del mid-term

Tutto vero, e i sondaggi attuali non valgono nulla per la rielezione. Basta guardare appunto l’andamento di Clinton e Obama, e perfino dell’osannato Reagan. Dove invece hanno un peso è invece sulle lezioni del mid-term. E qui bisogna ritornare all’analisi statistico-matematica, che è decisamente meno favorevole a Biden.

Sempre secondo la Gallup, statisticamente un presidente che ha un consenso inferiore al 50% in questo periodo del mandato, perde in media almeno 37 seggi. Una media, appunto. Che vuol dire può andare peggio, ma mai meglio.

Il che, traducendo le statistiche in elementi politici, significa che Biden potrebbe perdere la maggioranza al Congresso, cosa che è successa puntualmente a chi si trovava nella sua medesima condizione.

In parte è un processo di bilanciamento fisiologico. Accade di sovente che il presidente americano non abbia la maggioranza parlamentare, ma questo non toglie che sia una continua battaglia al compromesso per ogni passo. Un percorso estenuante, tutto in salita. Che Biden conosceva, appunto, ma forse non immaginava sarebbe stata così ripida. 

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