Il cancelliere austriaco sostiene, in un’intervista alla Stampa, che “l’integrazione degli afghani è molto difficile e richiede un dispendio di energie" che il Paese non può permettersi. L’Austria ospita la quarta più grande comunità afghana nel mondo se si considera la distribuzione di migranti per numero di abitanti
“Non accoglieremo nel nostro Paese nessun afghano in fuga, non sotto il mio potere". Per Sebastian Kurz la politica del 2015 sui rifugiati non può essere la soluzione, né per Kabul né per l’Unione europea. E anche di fronte a un’emergenza umanitaria come quella afghana, il cancelliere austriaco sostiene, in un’intervista a la Stampa, che “la nostra posizione è realista: l’integrazione degli afghani è molto difficile e richiede un dispendio di energie che non possiamo permetterci. Con più di 44mila afghani entrati nel nostro Paese in questi anni, l’Austria ospita già la quarta più grande comunità afghana nel mondo, se consideriamo la distribuzione di migranti per numero di abitanti. Ci sono ben più rifugiati afghani che vivono da noi, rispetto a quanti abbiano preso l’Italia o agli altri Stati Ue. Solo quest’anno, da noi sono arrivati circa 8.000 rifugiati, di cui un quinto da Kabul, attraverso la rotta balcanica tutt’ora aperta”.
Integrazione difficile
La difficoltà dell’integrazione degli afghani, secondo Kurz, sta anzitutto nel “loro livello di istruzione, per lo più basso e divergente nei valori fondamentali. Pensiamo con attenzione a questo dato: più della metà dei giovani afghani che già vive in Austria, per esempio, appoggia la violenza nel caso in cui la propria religione venga oltraggiata. Dunque, quando si dice che non siamo solidali, questo non è vero. Ci stiamo concentrando sul sostegno ai Paesi vicini all’Afghanistan, per fornire protezione e assistenza agli afghani nella regione. I drammatici sviluppi a Kabul hanno colto tutti di sorpresa. Ora dobbiamo esercitare una pressione massiccia sui taleban, affinché continuino a rispettare i diritti delle donne e i diritti umani. I progressi fatti negli ultimi 20 anni non devono essere annullati. La Ue può e vuole esercitare pressione insieme ai suoi partner internazionali. Inoltre, dovrebbe concentrarsi a dare sostegno agli Stati confinanti, perché si prendano cura dei rifugiati e della lotta contro il terrorismo islamico, specialmente l’Isis-K”.
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Proteggere le frontiere europee
Per il cancelliere austriaco, “è ormai chiaro a tutti i governi europei che l’immigrazione illegale deve essere combattuta e le frontiere esterne dell’Europa devono essere rese sicure. Non dobbiamo ripetere in nessun modo gli errori del 2015: l’ingresso illimitato. Anche perché le condizioni rispetto ad allora sono cambiate in varie parti del mondo. Noi portiamo avanti questa linea da anni, ma ormai molti altri Stati la vedono come noi. Anche Paesi governati dai socialdemocratici come la Svezia e la Danimarca stanno perseguendo una politica migratoria restrittiva. Perché non ci siano più flussi come sei anni fa, dobbiamo rompere il modello di business dei contrabbandieri di esseri umani, fermare i migranti irregolari alle frontiere esterne e riportarli nei loro Paesi d’origine o in Paesi terzi sicuri”.