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Indagine di 17 testate: "Cellulari attivisti e giornalisti spiati da governi autoritari"

Mondo
Ansa/Getty

I telefoni sarebbero stati spiati con il software Pegasus dell'israeliana NSO Group. Dall'inchiesta emergerebbe che la tecnologia sarebbe stata usata anche dal governo ungherese di Victor Orbán nell'ambito della sua guerra ai media. Inoltre, vi avrebbero fatto ricorso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Fra i numeri identificati, ci sarebbero persino quelli di diversi premier e capi di Stato, tra cui Emmanuel Macron

Giornalisti, attivisti dei diritti umani e manager nel mondo sarebbero finiti nel mirino di governi autoritari, che avrebbero usato il software Pegasus - dell'israeliana NSO Group - per spiare illegalmente i loro cellulari. A sostenerlo è un'indagine condotta da 17 testate internazionali, fra cui il Washington Post e il Guardian. Nella lista dei possibili spiati ci sono anche il presidente francese Emmanuel Macron e 14 capi o ex capi di Stato e di governo, tra cui l'ex premier belga Charles Michel, attuale presidente del Consiglio europeo. Tra i nomi delle personalità potenzialmente prese di mira, anche quello del direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Una tecnologia "usata anche da Orbán"

Dall'indagine emergerebbe che la tecnologia sarebbe stata usata anche dal governo ungherese di Victor Orbán nell'ambito della sua guerra ai media. Ma lo staff del presidente ha replicato secco al Washington Post: "In Ungheria gli organi statali autorizzati all'uso di strumenti sotto copertura sono monitorati regolarmente dalle istituzioni governative e non governative. Avete fatto la stessa domanda ai governi degli Stati Uniti, del Regno Unito, della Germania o della Francia?". Secondo le 17 testate internazionali, a Pegasus avrebbero fatto ricorso anche l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti per accedere illegalmente nei cellulari di alcune persone vicine al giornalista ucciso Jamal Khashoggi.

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Nella lista capi di Stato, ex leader e 14 ministri francesi

Nell'ambito del progetto Pegasus sarebbero stati spiati capi di Stato e di governo, ex leder e persino 14 ministri francesi. Secondo Le Monde, nel 2019 i numeri di telefono del capo dello Stato, del suo ex primo ministro Edouard Philippe, e di 14 ministri dell'epoca sono stati selezionati per una eventuale messa sotto sorveglianza dai servizi marocchini. L'Eliseo ha commentato la notizia dichiarando che "se i fatti dovessero essere confermati, sarebbe ovviamente molto grave". Dalle ultime rivelazioni emerge come tra i possibili obiettivi dei pirati informatici ci sono almeno tre presidenti e tre capi di governo attualmente in carica, sette ex premier e il sovrano del Marocco. Nel dettaglio, oltre a Macron e a Michel, la lista comprende il presidente dell'Iraq Barham Salih, il presidente del Sud Africa Cyril Ramaphosa, il primo ministro del Pakistan, Imran Khan, quello dell'Egitto Mostafa Madbouly e quello del Marocco Saad-Eddine El Othmani. Presenti poi alcuni ex primi ministri, tra cui quello del Libano Saad Hariri e quello dell'Uganda Ruhakana Rugunda. A completare l'elenco anche il re del Marocco Mohammed VI, l'ex presidente del Messico Felipe Calderon e il diplomatico statunitense Robert Malley, ex capo negoziatore al tavolo dell'accordo sul nucleare dell'Iran del luglio del 2005.

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Bruxelles ha avviato verifiche sul software

Intanto anche Bruxelles ha avviato le sue verifiche sull'uso del software della Nso per azioni di spionaggio, definendo "inaccettabile" quanto emerso. "Il commissario per il Mercato interno Thierry Breton chiederà ai servizi della Commissione Ue di lavorare sulla vicenda", ha detto il responsabile alla Giustizia Ue Didier Reynders, spiegando come la vicenda sia stata affrontata dal collegio dei commissari europei. "Stiamo iniziando a raccogliere informazioni per capire quale sia il possibile utilizzo dell'applicazione", ha aggiunto Reynders, sottolineando che si farà ricorso a più fonti, "da quelle giudiziarie alle autorità sulla protezione dei dati".

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Cos'è il software Pegasus

Il software, nato per consentire ai governi di seguire terroristi e criminali, è un malware che infetta gli iPhone e gli smartphone Android, e permette a chi lo usa di estrarre messaggi, foto, email e anche per attivare segretamente il microfono del dispositivo. La lista dei numeri di telefono segnalati dall'inchiesta su Pegasus ne include più di 50mila, concentrati in Paesi rinomati per la sorveglianza dei loro cittadini e clienti di NSO Group. La lista non identifica chi ha deciso l'inserimento dei numeri di telefono o il perché. E non è chiaro neanche quanti siano stati i cellulari presi di mira o spiati.

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I numeri spiati

Fra i numeri identificati finora dall'inchiesta, ci sarebbero anche quelli di giornalisti: nell'elenco, datato 2016, ci sono reporter di varie testate fra le quali Cnn, New York Times, Wall Street Journal, Financial Times, Voice of America e Al Jazeera. L'analisi dell'elenco mette in evidenza che il cliente di NSO che avrebbe selezionato il maggior numero di numeri di telefono è il Messico, con oltre 15mila. Il Marocco e gli Emirati Arabi Uniti ne avrebbero selezionati più di 10mila. Ma il governo marocchino respinge le accuse e denuncia come "false" le informazioni secondo le quali i servizi di sicurezza del Paese "si sarebbero infiltrati nei telefoni di diverse personalità pubbliche nazionali e straniere e dirigenti di organizzazioni internazionali attraverso software informatici". I numeri selezionati sono stati rintracciati in oltre 45 Paesi, in quattro continenti. Nell'inchiesta, inoltre, si legge che più di 10mila numeri in Paesi europei sarebbero stati selezionati dai clienti di NSO.

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NSO respinge le accuse

La società israeliana, colosso del settore, ha respinto le accuse bollando come "esagerate" e senza fondamento le conclusioni dell'indagine. L'inchiesta, hanno ribattuto però i critici, riapre il dibattito sull'uso diffuso di strumenti di spionaggio che minacciano le democrazie. Hanno sottolineato, inoltre, come la sorveglianza renda difficile per i giornalisti raccogliere informazioni, per gli attivisti continuare a svolgere la loro attività e per gli oppositori politici pianificare le loro strategie. Con Pegasus, ha messo in evidenza l'ex membro dell'intelligence americana Timothy Summers, si può spiare quasi l'intera popolazione mondiale: "Non c'è nulla di male nello sviluppare tecnologie che consentono di raccogliere dati. Ma l'umanità non è in una situazione di poter rendere accessibile a tutti tanto potere".

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