Una vittima e centinaia di feriti durante le manifestazioni. La chiesa cattolica del Paese ha preso posizione in difesa dei manifestanti che protestano contro il governo per la crisi economica, ma invita a "non cercare lo scontro" perché "la violenza genera violenza". Il ministro degli Esteri: "Non c'è stata un'esplosione sociale"
Si continua a protestare a Cuba contro la crisi economica. Il bilancio è di un morto e centinaia di feriti. Per il ministro degli Esteri Bruno Rodriguez le proteste che si sono registrate domenica 11 luglio e lunedì 12 luglio nel Paese non sono "uno sfogo sociale". Intanto, la chiesa cattolica cubana si è schierata a favore dei dimostranti ma li invita a mantenere la calma perché "la violenza genera violenza".
"Appoggio del popolo al governo"
Il ministro degli Esteri Rodriguez ha accusato Washington di aver istigato le proteste e, in una conferenza stampa, ha affermato che "l'11 luglio non c'è stata un'esplosione sociale a Cuba, non c'è stata per la volontà del nostro popolo e l'appoggio del nostro popolo alla rivoluzione e al suo governo".
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Vescovi: "Non cercare lo scontro"
Diversa la posizione della chiesa cattolica nel Paese. "Comprendiamo che il popolo ha il diritto di manifestare le sue necessità, le sue aspirazioni e speranze, e a esprimere pubblicamente che alcune delle misure adottate lo stanno colpendo seriamente", ha fatto sapere la conferenza episcopale cubana in un comunicato pubblicato sul proprio sito web. I vescovi si sono detti però preoccupati che "la risposta a queste lamentele sia l'immobilismo che contribuisce a dare continuità ai problemi senza risolverli". Inoltre, hanno proseguito: "Vediamo che non solo le situazioni si aggravano ma che si procede verso una rigidità e un inasprimento delle posizioni che potrebbero avere conseguenze imprevedibili con danno di tutti noi". I vescovi hanno inoltre sottolineano che "non si giungerà a una soluzione favorevole con imposizioni né facendo appelli allo scontro", e che "le crisi non si superano con la contrapposizione ma cercando un'intesa", perché "la violenza genera violenza, l'aggressività di oggi apre ferite e alimenta rancori per domani, che costerà molto lavoro superare". Di qui l'invito "a tutti a non aggravare la situazione di crisi e a cercare insieme una giusta soluzione con serenità di spirito e buona volontà, esercitando l'ascolto, la comprensione, la tolleranza".