L’annuncio del premier spagnolo, dopo la crisi senza precedenti nell'enclave. Secondo la stampa iberica, una parte dei migranti è rientrata volontariamente in Marocco dopo aver constatato che non c'era né un posto per dormire né cibo. Madrid ha schierato militari nei punti critici e mandato 200 tra poliziotti e agenti della Guardia Civil in rinforzo. L'Europa non "si lascerà intimidire da nessuno" sul tema migranti, ha commentato il vice presidente della Commissione europea Margaritis Schinas
Tra lunedì e martedì sono circa 8mila le persone che sono riuscite a entrare in modo irregolare nell'enclave spagnola di Ceuta. Di queste, 4.800 sono già state rimandate in Marocco. A dirlo è il premier spagnolo Pedro Sánchez. La stampa iberica, comunque, ha segnalato che una parte dei migranti entrati a Ceuta è rientrata volontariamente in Marocco dopo aver constatato che per loro non c'era né un posto per dormire né cibo. Nella notte tra martedì e mercoledì, secondo l'agenzia di stampa Efe, non ci sono state entrate irregolari: le poche persone che ci hanno provato, ha spiegato, sono state riaccompagnate quasi subito al confine con il Marocco.
La crisi di Ceuta
La crisi di Ceuta, comunque, non ha precedenti. Mai prima d'ora la Spagna aveva dovuto gestire un così alto numero di migranti, arrivati tutti insieme in un territorio che non supera gli 85mila abitanti, dopo aver oltrepassato irregolarmente un confine di solito blindato soprattutto dal lato marocchino. Ma a partire dalla notte tra sabato e domenica le guardie di frontiera di Rabat hanno smesso di pattugliare. E così sempre più persone sono riuscite a superare le barriere che dividono le spiagge di Ceuta da quelle marocchine. Lo hanno fatto in tutti i modi possibili: a nuoto, in canotto o arrampicandosi sulle scogliere che segnano il confine tra i due Paesi. Tra di loro anche adolescenti, donne e bambini (LA FOTO SIMBOLO DEL SALVATAGGIO DI UN NEONATO). Un giovane è morto prima di riuscire ad arrivare in territorio spagnolo.
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La visita di Sánchez a Ceuta e Melilla
Non si è fatta attendere la risposta di Madrid, che ha messo in campo un piano di emergenza: militari schierati nei punti critici, 200 tra poliziotti e agenti della Guardia Civil mandati in rinforzo, espulsioni immediate. È così che, come annunciato dal governo spagnolo, oltre la metà dei migranti è stata rimandata indietro. "È una grave crisi per la Spagna e per l'Europa", ha dichiarato il premier Sánchez, anticipando che il Paese avrebbe agito "con fermezza di fronte a qualsiasi sfida e circostanza". Ieri il primo ministro ha visitato sia Ceuta sia Melilla, altra enclave spagnola in Marocco. Anche a Melilla nelle scorse ore circa 80 migranti sono riusciti a scavalcare le barriere al confine.
Le reazioni
Intanto, si discute sull’atteggiamento delle autorità marocchine. In Spagna c'è chi sospetta che si tratti di una ritorsione di Rabat per la decisione di Madrid di consentire il ricovero in un ospedale iberico di Brahim Ghali, leader del Fronte Polisario, il movimento per l'indipendenza del Sahara Occidentale considerato nemico dal Marocco. Ufficialmente il governo Sánchez ha smentito legami tra i fatti di Ceuta e il ricovero di Ghali. "Il Marocco è un Paese amico della Spagna e così dovrà essere anche in futuro", ha detto il premier. La risposta marocchina è arrivata dall'ambasciatrice di Rabat a Madrid Karima Benyaich: "Ci sono atti che comportano delle conseguenze e bisogna accettarle", ha annunciato all'agenzia di stampa Europa Press prima di essere ricevuta a colloquio dalla ministra degli Esteri spagnola Arancha González Laya. Poco dopo, l'ambasciatrice è stata richiamata in patria per consultazioni. L'Europa non "si lascerà intimidire da nessuno" sul tema migranti, ha commentato il vice presidente della Commissione europea Margaritis Schinas, intervistato dalla radio spagnola. "L'Europa non sarà vittima di tattiche", ha aggiunto. Ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva sottolineato: “L'Ue è solidale con Ceuta e la Spagna. Abbiamo bisogno di soluzioni europee comuni per gestire le migrazioni. Possiamo raggiungere questo obiettivo se raggiungiamo un accordo sul nuovo Patto sulla migrazione".