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Myanmar, 800 vittime da inizio delle proteste

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Lo riporta l'Associazione per l'assistenza ai prigionieri politici. Gli scontri e le violenze nel Paese  non si fermano:  quasi 400 organizzazioni presenti in Birmania hanno chiesto all'Australia di imporre sanzioni sui leader della giunta

Le violenze in Myanmar non si arrestano: Il bilancio dei morti accertati dall'inizio delle proteste anti golpe ha superato le 800 vittime, come riporta l'Associazione per l'assistenza ai prigionieri politici.  Sono tornati nelle strade i manifestanti: a Mandalay hanno ricordato al mondo intero che sono trascorsi più di 100 giorni da quando un colpo di stato militare ha rovesciato il governo eletto del paese.

Studenti e insegnanti uniti, ma anche molti attivisti e giovani hanno marciato nella township di Pyigyidagun, nel sud di Mandalay.  Reggevano le bandiere della Lega nazionale per la democrazia e salutavano con tre dita lampeggianti in segno di sfida alla giunta militare. Un testimone oculare che ha filmato il video ha detto che le forze di sicurezza in borghese hanno successivamente circondato i manifestanti, arrestando 30 persone e sequestrando veicoli.

 

L'Inizio delle violenze

 

Il Myanmar è in crisi da quando un colpo di stato del 1 febbraio ha spodestato la leader eletta Aung San Suu Kyi e il suo governo, ponendo fine a un decennio di riforme economiche e tentativi di passi verso la democrazia. Le forze di sicurezza hanno ucciso 783 persone dal colpo di stato e 3.859 persone sono in detenzione, secondo il gruppo di monitoraggio dell'Associazione dei prigionieri politici.

Quasi 400 organizzazioni presenti in Birmania hanno chiesto all'Australia di imporre sanzioni sui leader della giunta, sui loro familiari e sui conglomerati legati ai militari, come hanno fatto suoi alleati chiave, Stati Uniti, Regno Unito e Canada. La petizione, firmata da 390 organizzazioni di diverse etnie, comprendenti gruppi di studenti, di donne, di ambientalisti e di agricoltori, fa seguito alla conferma giorni fa del governo di Canberra, che oltre a sospendere l'assistenza militare, non intende imporre ulteriori sanzioni alla giunta, ritenendo che avrebbero poco impatto e che la pressione dell'Australia sarebbe più efficace se sarà mantenuta un'influenza diretta.

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