Restano meno di 48 ore di ossigeno a disposizione dei 53 militari rimasti intrappolati nel sottomarino inabissatosi nelle acque a circa 100 km dalle coste di Bali. Un oggetto non identifico è stato localizzato a 50-100 metri di profondità, ma non è detto si tratti del sommergibile. Secondo i soccorritori potrebbe trovarsi anche a 600-700 metri, una profondità eccessiva
E’ una corsa contro il tempo quella dei soccorritori impegnati nelle ricerche del sottomarino inabissatosi mercoledì al largo dell’isola di Bali, durante un’esercitazione con i siluri. Restano meno di 48 ore di ossigeno a bordo del mezzo sul quale sono rimasti intrappolati 53 militari.
I timori di un disastro
Le operazioni di ricerca sono molto difficoltose. Stando agli ultimi aggiornamenti forniti dal capo di stato maggiore della marina indonesiana è stato localizzato un oggetto non identificato ad alto magnetismo a circa 50-100 metri di profondità ma non è detto si tratti del sommergibile che secondo quanto ricostruito finora potrebbe trovarsi a una profondità maggiore, circa 600-700 metri. Secondo la Daewoo Shipbuilding and Marine Engineering della Corea del Sud, che ha effettuato la manutenzione del mezzo tra il 2009 e il 2012, il limite di tolleranza del sottomarino è di 200 metri, oltre i quali la struttura non è più in grado di reggere la pressione. L'ossigeno all'interno del Kri Nanggala 402 di fabbricazione tedesca si esaurirà entro le 3 di mattina di sabato.
Le ricerche
Navi della marina, sottomarini e aerei stanno perlustrando la zona in cui il sottomarino è stato rilevato l'ultima volta. In arrivo anche una nave per studi idro-oceanografici dotata di capacità di rilevamento subacquei. Tra sabato e lunedì è' previsto l'arrivo di unità da Singapore e dalla Malesia e hanno offerto aiuto anche Corea del Sud, Australia, Stati Uniti, Germania, Francia, Russia, India e Turchia. Ma potrebbe essere tardi.
Le cause dell’incidente
L’ipotesi più accreditata è che a causare l’incidente sia stato un guasto elettrico che ha fatto perdere il controllo del sottomarino rendendo impossibili le procedure di emergenza che avrebbero consentito il ritorno in superficie. Nel 2000 un incidente simile al sottomarino nucleare russo Kursk tenne il mondo con il fiato sospeso per giorni. Impegnato in un'esercitazione militare nel mare di Barents, il mezzo si inabissò il 12 agosto a seguito dell'esplosione di due dei siluri con i quali era equipaggiato. Dopo giorni di inutili tentativi di recupero da parte russa, una spedizione mista britannico-norvegese riuscì a raggiungerlo il 21 agosto, ma i 118 membri dell'equipaggio erano tutti morti