Una nota congiunta è stata diffusa dopo la visita di John Kerry a Shangai dove l’inviato americano per il clima ha incontrato il suo omologo cinese Xie Zhenhua. I due Paesi si sono impegnati “a cooperare reciprocamente e con altri Paesi per affrontare la crisi del clima”
Gli Stati Uniti e la Cina sono "impegnati a cooperare reciprocamente e con altri Paesi per affrontare la crisi del clima, che deve essere trattata con la serietà e l'urgenza che richiede": lo affermano i due Paesi in una nota congiunta al termine della visita dello 'zar' americano contro il climate change John Kerry a Shanghai.
L'impegno dei due Paesi
Un ottimo risultato per l'inviato Usa per il clima che si traduce in un impegno da parte dei due Paesi che ribadiscono i loro obblighi verso l'accordo di Parigi e condividono l'obiettivo del summit di "aumentare l'ambizione globale sul clima in tema di mitigazione, adattamento e supporto in vista della Cop26" di novembre a Glasgow, la conferenza dell'Onu co-presieduta da Italia e Regno Unito. Nella nota ci sono solo impegni generici, non target precisi, ma di tutto rilievo perché rappresentano un passo fondamentale soprattutto se si considera che sono i due maggiori inquinatori del mondo e senza un loro sforzo sarebbe difficile evitare il pericoloso cambiamento climatico (SEGUI LO SPECIALE CLIMATE CHANGE).
Gli Usa leader nella lotta al climate change
La mission di Kerry è quella di restituire agli Stati Uniti un ruolo di leadership mondiale nella lotta al climate change dopo la 'ritirata' di Donald Trump. Nonostante le aspre divergenze su molti dossier, Joe Biden incassa quindi l'apertura di Pechino alla vigilia del summit virtuale dedicato a questa emergenza, organizzato per il 22-23 aprile in occasione delle celebrazioni per la Giornata della Terra. Un vertice al quale parteciperà anche il presidente cinese Xi Jinping, oltre che Vladimir Putin, i due leader con cui gli Usa hanno i rapporti più tesi. Tra gli invitati il premier italiano Mario Draghi ed altri capi di Stato e di governo di Paesi che insieme rappresentano l'80% delle emissioni di gas serra. Il clima è una delle principali priorità dell'agenda del presidente Usa, il quale ha già presentato al Congresso un piano da 2000 miliardi in otto anni per 'ricostruire l'America" che comprende anche ingenti investimenti (400 miliardi di dollari) sulle ecoenergie. Biden ha imposto una linea 'green' che investe tutte le agenzie del governo e non ha esitato all'inizio del suo insediamento a bloccare il maxi oleodotto Keystone XL tra Canada e Usa.
approfondimento
Glossario cambiamento climatico: le parole chiave in ordine alfabetico
Le richieste di Usa e Cina
Gli Stati Uniti vogliono che Pechino cessi di costruire centrali a carbone (la Cina detiene la metà della capacità mondiale) e di finanziare progetti basati sullo stesso combustibile fossile all'estero, a partire dalle infrastrutture lungo la sua nuova 'Via della Seta'. Per ora la Cina si è impegnata a raggiungere il picco delle sue emissioni entro il 2030 e a realizzare la 'carbon neutrality' entro il 2060, consentendo però ancora le emissioni agricole di metano, un altro gas che surriscalda il pianeta. Pechino invece vuole che Washington dia più soldi ai Paesi in via di sviluppo per ottenere energie pulite e adattarsi al climate change. E che tagli drasticamente le sue emissioni. Dagli Usa la comunità internazionale si aspetta che le riduca entro il 2030 tra il 57% e il 63% sotto i livelli del 2005. Biden, secondo alcuni media internazionali, potrebbe fare un annuncio in questa direzione prima o durante il summit.