Secondo quanto riferito dal governo di Tokyo, la Corea del Nord ha lanciato dei missili balistici a corto raggio, che non hanno provocato danni a persone o cose e sono affondati fuori dalle acque territoriali. È la prima operazione militare di questo genere dall'insediamento di Joe Biden
La Corea del Nord ha lanciato due missili balistici nel Mar del Giappone: lo hanno riferito il governo di Tokyo e quello statunitense, ed è "una sfida aperta al presidente Joe Biden", nonché il primo lancio di questo tipo da quando si è insediato alla Casa Bianca (l'ultimo risale a un anno fa, il 29 marzo del 2020). Nessun detrito è caduto nelle acque territoriali ma il Consiglio di sicurezza sudcoreano si è riunito d'urgenza, esprimendo la sua "profonda preoccupazione".
Pyongyang non può testare i missili balistici, vietati dalle risoluzioni Onu, ma da sempre utilizza i suoi test per provocare con una strategia mirata e attentamente calibrata. Sia il Giappone che la Corea del Sud hanno condannato il test, che segue di appena due giorni la notizia del lancio, avvenuto nel fine settimana, di missili da crociera nel Mar Giallo (ma questo tipo di missili non sono vietati dalle risoluzioni Onu).
Premier giapponese: lancio dei missili è minaccia a sicurezza del Paese
Secondo lo Stato maggiore sudcoreano, i missili hanno percorso 450 chilometri e hanno raggiunto un'altitudine di 60 km. Seul non ha specificato di che tipo di missile si sia trattato, ma a Tokyo non hanno dubbi e il primo ministro giapponese Yoshihide Suga è stato categorico: "La Corea del Nord ha lanciato due missili balistici, il che minaccia la sicurezza del nostro Paese e della regione. Ma è anche una violazione della risoluzione Onu".
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha, infatti, vietato alla Corea del Nord, che ha un programma nucleare molto avanzato, di sviluppare missili balistici. Con la presidenza di Kim Jong Un, Pyongyang, però, ha aumentato le sue capacità belliche e testato missili in grado di raggiungere il territorio degli Stati Uniti.
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Dopo un rapporto tumultuoso e punteggiato da alti e bassi con Donald Trump, il dittatore nordcoreano è stato a lungo silente nelle prime settimane dell'amministrazione Biden, che ha riconosciuto solo negli scorsi giorni. Per cercare di ammansire il giovane dittatore, l'ex presidente Usa aveva avviato una politica di seduzione, prima reagendo agli attacchi e agli insulti, poi accettando di incontrare Kim in due storici vertici, a Singapore e Hanoi. Da allora, però, è cambiato poco. I contatti si sono interrotti e, nonostante un terzo incontro nella zona demilitarizzata che divide la penisola coreana, non ci sono stati progressi sostanziali verso la denuclearizzazione.
Ora gli Usa stanno cercando di riaprire il negoziato. Nei giorni scorsi, quando Pyongyang ha lanciato i due missili da crociera, poco dopo le esercitazioni militari congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud e la visita a Seoul del segretario di Stato americano, Antony Blinken, e della Difesa, Lloyd Austin, l'amministrazione Biden ha liquidato l'accaduto con la frase "Business as usual". Ora, però, dopo l'ennesimo gesto provocatorio, bisogna capire i prossimi passi degli Usa che, nonostante tutto, sembrano volere riaprire il dialogo.