Impeachment Trump, primo voto al Senato: il processo è costituzionale, si va avanti

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Valentina Clemente

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Costituzionale, conforme alla Costituzione: sì, questo procedimento lo è, si va avanti. Il Senato ha votato: 56 a favore, 44 contrari per un processo appena iniziato ma ricco di colpi di scena. Uno di questi riguarda un legale del Tycoon: nel suo discorso, tra aspetti molto retorici, afferma che "(Trump) was removed by the voters", quindi: ha perso le elezioni. Una strategia che nessuno si sarebbe mai aspettato. Più aggressivo il discorso del suo collega, David Schoen. Ecco il racconto della prima giornata

Prima il voto sulle regole da seguire nel processo, già concordate dai leader di maggioranza e minoranza, rispettivamente il democratico Chuck Schumer e il repubblicano Mitch McConnell. Voto che ha visto undici senatori repubblicani schierarsi contro l'adozione delle regole, compreso il texano Ted Cruz. Regole approvate con 89 sì e 11 no.

 

Poi le immagini dell’attacco al Congresso, lo scorso sei gennaio. Il discorso di Donald Trump dalla Casa Bianca, due ore dopo i fatti, in cui continua a parlare di elezioni fraudolente ma chiede ai suoi sostenitori di andare a casa. Un video di 13 minuti a cui seguono le parole dell’accusa, che ha il volto di Jamie B. Raskin: That’s a high crime and misdemeanor - If that’s not an impeachable offense, then there’s no such thing.” Ovvero: il caso di impeachment contro Donald Trump si basa su fatti concreti.

Parole forti, di condanna nei confronti dei fatti ma soprattutto dell'ex Presidente che non sarà mai in aula e non testimonierà al processo, come invece gli era stato chiesto dall'accusa. 

Le reazioni di alcuni repubblicani al video dell'attacco al Capitol Hill

Quasi tutti gli sguardi dei senatori presenti in aula si sono fermati davanti alle immagini dell'assalto al Congresso. Quasi tutti

Alcuni rappresentanti del Partito Repubblicano hanno scosso la testa, rivedendo le immagini e sentendo "I love you, you're special", le parole verso i manifestanti pronunciate proprio da Donald Trump, quel giorno.

 

Altri, invece, hanno preferito non prestare molta attenzione a quei tredici minuti di immagini. Come per esempio Rand Paul che, non appena è iniziato il video, ha iniziato a scrivere su un blocchetto di carta. Dietro di lui Rick Scott: un iniziale sguardo veloce ad uno schermo sulla sua destra, poi si è concentrato su altro. Tom Cotton e Marco Rubio si sono, invece, dedicati alla lettura di alcuni documenti, ma non alle immagini dei rioters.

 

 

Su quale aspetto si concentrano gli avvocati del Tycoon

"Incostituzionalità del processo, da tenersi soltanto quando un funzionario è in carica": su questo elemento si basa la difesa di Bruce L. Castor Jr. e David Schoen, due degli avvocati che danno copertura legale a Donald Trump. In sostanza: il 45mo Presidente degli Stati Uniti ha già terminato il suo incarico, un processo contro di lui, ora, è totalmente non conforme alla Costituzione. La difesa, però, si concentra anche sull'importanza della libertà di parola, perché "non si può pensare che in questo Paese si punisca una persona per un discorso politico".

"Trump was removed by the voters"

Parola di Bruce L. Castor Jr, uno dei legali del Tycoon: in un discorso di 48 minuti, il legale della Pennsylvania, oltre a sostenere che Trump non dovrebbe essere punito per un discorso politico, ha anche elogiato i senatori e, nello stesso tempo ha detto che "he was removed by the voters". Ovvero: ha ammesso che Trump ha perso le elezioni. Una mossa che fa parte della strategia difensiva, ma che The Donald non ha gradito: secondo alcuni, nel momento in cui l'avvocato ha pronunciato quelle parole, Trump ha urlato il suo disappunto davanti al televisore. Not a nice move, Bruce.

"Questo processo dividerà il Paese"

Dopo il discorso di Castor, è entrato in scena David Schoen, un altro avvocato del team Trump. Nel suo discorso, dai toni molto aggressivi, ha accusato i manager dell'impeachment di usare "una partigianeria pura, cruda e fuorviante" per dividere ulteriormente gli Stati Uniti.

"Questo processo farà a pezzi questo paese, forse come abbiamo visto solo una volta nella nostra storia", ha detto Schoen, alludendo alla guerra civile.

Il legale, spiegando i temi di difesa, ha alzato spesso la voce. La sua argomentazione, in un certo senso, è stata una ripetizione più rabbiosa di quella che molti membri repubblicani del Congresso avevano usato pubblicamente per settimane. 

Nonostante la difesa, il Senato ha votato: il processo va avanti

Seppur diviso, il Senato ha già dato la sua prima sentenza: il processo di impeachment contro Trump va avanti, non è incostituzionale.

La maggior parte dei repubblicani si è schierata con Trump e il suo team legale, secondo cui il Senato non può condannare una persona che non più in carica.

 

Un aspetto interessante che riguarda uno degli avvocati della squadra: lo scorso anno, Michael T. van der Veen ha intentato una causa contro il presidente Donald Trump accusando frodi del voto per corrispondenza "nonostante non avesse prove a sostegno di queste affermazioni". Oggi la sua posizione è completamente diversa: van der Veen difende un cliente a cui, pochissimo tempo fa, ha fatto causa.

 

 

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Cosa succederà nei prossimi giorni

Nei prossimi giorni accusa e difesa avranno 16 ore a disposizione per esporre le loro tesi. Si potrebbe procedere per tutto il weekend, dopo che uno dei legali di Trump ha ritirato la richiesta di sospendere i lavori per la celebrazione dello Sabbath. Il condizionale, però, è d'obbligo: secondo le ultime indiscrezioni, è possibile che la difesa non usi tutte le 16 ore e il processo si concluda sabato.

 

Obiettivo: fare in fretta, chiudere al più presto questo capitolo, soprattutto se da entrambe le parti non ci saranno testimoni. Un'esigenza di procedere rapidamente sentita anche da molti democratici e dalla stessa Casa Bianca: questo processo è visto come un ostacolo che rallenta l'attuazione delle priorità dell'agenda Biden, quella dei primi 100 giorni del suo esecutivo.

 

Biden non guarderà né commenterà il processo

"Joe Biden è il presidente, non un opinionista": Jen Psaki, portavoce della Casa Bianca, ha chiuso ogni possibile polemica rispondendo ai giornalisti che le chiedevano se il Commander-in-Chief avrebbe guardato il processo, o anche soltanto commentato gli argomenti delle parti.  Non ci sarà nessun tweet, nessuno statement, nulla da parte governativa. Solo il desiderio di archiviare i fatti del sei gennaio e procedere con l'attuazione del piano di governo.

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Quanti voti servono per condannare Trump?

Per condannare l'ex Presidente almeno 17 senatori repubblicani dovrebbero votare con i 50 senatori democratici.  Donald Trump, però, sembra dormire sonni tranquilli: il 26 gennaio, infatti, 45 Reps hanno votato contro l'impeachment, ritenendolo incostituzionale. Dei numeri che, usando le sue stesse parole, gli permetterebbero di dedicarsi alle partite di golf, senza problemi.

 

Sono, invece, sotto pressione i cinque senatori che a fine gennaio hanno votato contro Trump permettendo il secondo impeachment, tra cui l'ex candidato presidenziale Mitt Romney.  Secondo alcuni affidabili rumors, il Tycoon sembra pronto a fargliela pagare non appena uscirà indenne dal processo. Una vittoria, quella di Trump, che potrebbe rafforzare la sua posizione all'interno del GOP e farlo riflettere seriamente su una sua, possibile candidatura alle presidenziali del 2024. 

 

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Da Trump, però, ancora nessuna notizia. Si sa che sta seguendo i proceedings dal suo resort a Mar-a-Lago, dove si è trasferito il giorno in cui ha lasciato la Casa Bianca il 20 gennaio. In Florida sta tenendo una condotta molto low profile: non ha social, non appare in pubblico, non rilascia dichiarazioni alla stampa, se non attraverso alcuni comunicati stampa rilasciati dall'Ufficio dell'ex Presidente, da lui creato. Ha accanto a sé la famiglia, la figlia Ivanka (trasferitasi con il marito Jared Kushner e i figli) e alcuni importanti finanziatori, che hanno scelto il Sunshine State per molti motivi. Uno tra i tanti è riuscire a ricreare l'universo MAGA.

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