
Covid, da quella “inglese” alla “sudafricana”: le varianti del virus scoperte nel mondo
Il SARS-CoV-2 è in continua evoluzione: le mutazioni sono migliaia ma spesso non significative. Alcuni “mutanti” però possono dare al virus una maggiore trasmissibilità o capacità di sopravvivenza. Ora le varianti che preoccupano di più sono quella individuata nel Regno Unito a novembre e quella isolata in Sudafrica più di recente. Ma non sono le uniche: ecco tutte le variazioni del coronavirus

Inglese, sudafricana, spagnola, brasiliana. Le varianti del coronavirus sono numerose e ciascuna con caratteristiche diverse di trasmissibilità e resistenza. Come tutti i virus, SARS-CoV-2 è in continua evoluzione: Le mutazioni trovate dagli scienziati sono migliaia, spesso rare o non significative. Ecco quali sono le variazioni più preoccupanti
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Secondo un recente report di Ecdc “i virus cambiano costantemente attraverso la mutazione, l’emergere di nuove varianti è un evento previsto. La maggior parte delle mutazioni di Sars-CoV-2 non avranno un impatto significativo sulla diffusione del virus, ma alcune mutazioni o combinazioni di mutazioni possono fornire al virus un vantaggio selettivo, come una maggiore trasmissibilità o la capacità di eludere la risposta immunitaria dell’ospite. In tali casi, queste varianti potrebbero aumentare il rischio per la salute umana e sono considerate varianti preoccupanti”
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LA VARIANTE INGLESE - Il 14 dicembre le autorità britanniche hanno comunicato all’Oms di aver individuato la variante B.1.1.7, ora chiamata VOC 202012/01. Secondo l'Imperial College London, "probabilmente" ha avuto origine nel sud-est dell'Inghilterra a settembre. Si è diffusa molto in fretta da novembre in poi, con casi riscontrati in decine di Paesi in tutto il mondo
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Secondo gli scienziati, la variante ribattezzata “inglese” è più trasmissibile in maniera significativa. L’aumento stimato del numero riproduttivo (R) è tra 0,4 e 0,7 superiore al virus abituale. L’aumento della trasmissibilità è stimato fino al 70%. Nel Regno Unito la nuova variante sta rapidamente sostituendo le altre varianti
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Le indagini epidemiologiche sulle proprietà della variante inglese suggeriscono che non è più letale delle altre versioni, non produce esiti clinici peggiori, mortalità più elevata o gruppi particolarmente colpiti più di altri
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La buona notizia sembra essere che il vaccino BioNTech-Pfizer starebbe dimostrando di funzionare contro questa variante e “contro altre 15 già testate in precedenza”, come ha detto Phil Dormitzer, uno dei ricercatori Pfizer. In ogni caso, BioNTech ha assicurato di essere in grado, se necessario, di fornire un nuovo vaccino "in sei settimane" per rispondere a una mutazione
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Il principio è che i vaccini sviluppati aiutino il sistema immunitario a colpire varie parti della proteina spike e non solo la parte mutata. BioNTech ha dichiarato che a livello teorico-scientifico è “altamente probabile” che la risposta immunitaria stimolata dal proprio vaccino riesca a gestire con successo anche la nuova variante
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LA VARIANTE SUDAFRICANA - A metà dicembre le autorità del Sudafrica hanno annunciato la scoperta di una nuova variante, che si è diffusa rapidamente nel Paese e si segnalano casi anche all’estero. Si tratta della 501Y.V2, che secondo i primi studi ha un’alta carica virale e una maggiore trasmissibilità rispetto al virus base. Non ci sono prove che dia sintomi peggiori o una mortalità superiore
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Quello che preoccupa è un’ulteriore mutazione del virus sudafricano, la E484K. Sembra sia responsabile della seconda ondata nel Paese ed è stata trovata nel 90% dei campioni analizzati in Sudafrica da metà novembre. Questa mutazione potrebbe aiutare il virus "ad aggirare la protezione immunitaria conferita da una precedente infezione o da una vaccinazione", ha spiegato il professor François Balloux dell'University College London. Ancora non è possibile però stabilire che questo basti a rendere la variante sudafricana resistente agli attuali vaccini

LA VARIANTE BRASILIANA - Negli ultimi giorni si parla anche di una possibile variante proveniente dal Brasile. Il 6 gennaio l'Argentina ha identificato alcune persone contagiate nel Paese, ricollegabili alla “variante di Rio de Janeiro”, derivata dal genere B.1.1.28 e localizzata in Brasile dall'ottobre scorso

Il 10 gennaio in Giappone un nuovo ceppo mutato, simile in parte a diverse varianti segnalate nel Regno Unito e in Sudafrica, è stato rilevato in quattro persone infette arrivate dal Brasile. Una ricerca in corso presso la Fondazione Oswaldo Cruz ha evidenziato che la nuova variante avrebbe origine proprio nello Stato brasiliano di Amazonas. Le mutazioni riscontrate nel virus, fino ad allora inedite, hanno creato quello che si configurerebbe come un probabile nuovo ceppo brasiliano

I DUBBI SULLA VARIANTE USA - Alcuni giorni fa la Cnn ha citato un rapporto della task force anti-Covid della Casa Bianca che ha avvertito della possibilità di una "variante americana" del coronavirus, ritenuta più contagiosa del normale. L’accelerazione del numero di casi negli Stati Uniti suggerirebbe, riporta l’emittente, che "potrebbe esserci una variante Usa che si è evoluta negli States, oltre alla variante del Regno Unito che si sta già diffondendo e può essere il 50% più trasmissibile”

Ma il 9 gennaio, il New York Times, citando alcune fonti dell’amministrazione Usa, ha bollato le informazioni su una possibile nuova “variante Usa” come false e basate su speculazioni di Deborah Birx, uno dei volti più noti della task force contro il coronavirus della Casa Bianca. Di recente Birx avrebbe presentato dei grafici relativi al balzo dei casi di Covid negli Stati Uniti, suggerendo agli altri membri della task force che una una nuova più trasmissibile variante originata negli Stati Uniti avrebbe potuto spiegare il balzo così come accaduto in Gb

La sua ipotesi è stata inclusa nel rapporto settimanale inviato ai governatori degli Stati fra il disappunto del resto della task force che ha cercato la sua rimozione senza successo. All'interno del Centers for Disease Control and Prevention, aggiunge il New York Times, l'ipotesi di Birx è stata bocciata

LA VARIANTE EUROPEA - Finora la variante più nota è quella dovuta alla mutazione D614G, emersa in Europa già tra fine gennaio 2020 e marzo 2020. A giugno è diventata prevalente in tutto il mondo, con una trasmissione più veloce rispetto al virus originario di Wuhan. Gli studi hanno dimostrato che la mutazione ha aumentato l’infettività ma non effetti peggiori sull’uomo

LA VARIANTE SPAGNOLA - A giugno è comparsa un’altra variante, la “20A.EU1”, che si è sviluppata nel Nordest della Spagna, diffondendosi in modo rapido nel resto dell’Europa, anche grazie agli spostamenti estivi meno controllati dopo la prima ondata. Al momento, secondo le stime, questa mutazione sarebbe la più diffusa in Italia

LA MUTAZIONE DEI VISONI - Infine va citata la mutazione “Y453F” segnalata dalle autorità danesi tra agosto e settembre. Nello Jutland settentrionale, una variante SARS-CoV-2 che si è diffusa tra i visoni d'allevamento si è poi ri-trasmessa all’uomo. La variante, denominata variante "Cluster 5", presenta una combinazione di mutazioni non osservate in precedenza.

A causa di studi preliminari, si teme che questa variante possa portare a una ridotta neutralizzazione del virus negli esseri umani, che potrebbe potenzialmente ridurre l'estensione e la durata della protezione immunitaria a seguito di infezione naturale o vaccinazione. Ad oggi, le autorità danesi hanno identificato solo pochi casi tra gli umani della variante. Ma il ceppo negli animali ha portato all’abbattimento di quasi 20 milioni di visoni
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