Libia, pescatori liberati verso Mazara. Il racconto: "Subite umiliazioni, ma mai violenze"

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Hanno lasciato il porto di Bengasi e dovrebbero arrivare domenica in Sicilia i 18 marittimi sequestrati per 108 giorni e rilasciati dopo la missione di Conte e Di Maio. Lega critica nei confronti del governo: "Sosteniamo al-Sarraj o Haftar?"

Sono partiti da Bengasi e rientreranno a Mazara del Vallo domenica i due pescherecci con a bordo i 18 marittimi sequestrati in Libia per 108 giorni e liberati ieri. "Abbiamo cambiato quattro carceri in condizioni sempre più difficili. L'ultimo dove siamo stati era al buio, ci portavano il cibo con i contenitori di metallo e non era buono. È stato davvero molto complicato: accendevano e spegnevano le luci, a loro piacimento. Abbiamo subito delle umiliazioni, pressioni piscologiche, ma mai violenze. Quando ci hanno detto che era il 'giorno buono' non ci abbiamo creduto". Pietro Marrone, capitano della "Medinea", nel primo contatto via radio dopo la partenza dal porto di Bengasi col suo armatore Marco Marrone, ha raccontato fasi della prigionia. I marittimi sono stati rilasciati dal governo del generale Haftar dopo la missione lampo in Libia del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. I motopesca 'Antartide' e 'Medinea' erano stati fermati da motovedette di Haftar, che ha ora elogiato il ruolo dell'Italia nella crisi libica (LA VICENDA - I PESCHERECCI IN VIAGGIO SCORTATI DA NAVE MARINA).

Il racconto del capitano: "Ci hanno divisi, rivisti dopo 70 giorni"

Marrone ha inoltre raccontato: "Ci hanno tenuti divisi: italiani e tunisini, separati. In celle buie, senza un processo, e con indosso sempre gli stessi abiti. Ci siamo rivisti dopo 70 giorni, ed è stato bellissimo. Ma ci siamo spaventati.Quando ci hanno detto che sarebbe arrivato il presidente Conte ci hanno anche dato del cibo migliore, ma quello vero lo abbiamo mangiato ieri sulle nostre barche. Siamo felici, stiamo tutti bene, e non vediamo l'ora di arrivare a casa dai nostri familiari e dai nostri amici. Grazie a tutti".

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Lasciato il porto di Bengasi

Le imbarcazioni hanno lasciato il porto di Bengasi solo in nottata, un ritardo dovuto alla necessità di ricaricare le batterie dei motori rimaste ferme per oltre tre mesi, dopo il sequestro avvenuto il primo settembre scorso. Per compiere la traversata nel Canale di Sicilia i due motopesca, che viaggiano alla velocità dieci nodi all'ora, dovrebbero impiegare all'incirca 48 ore. A Mazara ì, i pescatori sono attesi da familiari e amici, che ieri hanno festeggiato la liberazione.

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Le polemiche

La liberazione dei pescatori è stata accompagnata da una polemica politica. ”Terminata la sfilata in Libia in compagnia del ministro degli Esteri - hanno attaccato i deputati della Lega Paolo Formentini ed Eugenio Zoffili - ora Conte chiarisca subito in Parlamento se sosteniamo il governo di al-Sarraj o le posizioni di Haftar, che esce rafforzato e rilegittimato dall'inusuale visita di oggi”. "La liberazione dei nostri pescatori in Libia è sicuramente una bella notizia. Avevamo detto che li avremmo riportati in Italia prima di Natale. E ce l'abbiamo fatta. Non si può fare polemica su tutto. Davanti a questi risultati l'Italia deve mostrarsi unita. Sono questi i risultati che devono renderci orgogliosi”, ha scritto Di Maio su Facebook.

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