Liberati i pescatori italiani sequestrati in Libia, Conte e Di Maio ripartiti da Bengasi

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Il premier e il ministro degli Esteri sono andati nella roccaforte di Haftar: "Fra poche ore potranno riabbracciare i propri cari". Il generale ha elogiato il ruolo del nostro Paese. "Grande soddisfazione" di Mattarella. Gli equipaggi dei due pescherecci di Mazara del Vallo erano trattenuti nel Paese nordafricano da inizio settembre. Le imbarcazioni si trovano ancora in porto a Bengasi per un problema tecnico

Sono liberi dopo oltre tre mesi i 18 pescatori di Mazara del Vallo sequestrati in Libia lo scorso 1° settembre (LA VICENDA). "I nostri pescatori sono liberi", ha annunciato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio su Facebook. "Fra poche ore potranno riabbracciare le proprie famiglie e i propri cari". "Buon rientro a casa", scrive sempre su Facebook il premier Giuseppe Conte. Questa mattina il presidente del Consiglio e Di Maio si sono recati in volo a Bengasi, dove sono rimasti per alcune ore, per la liberazione degli equipaggi dei due pescherecci trattenuti dalle forze del generale Khalifa el-Haftar. Si tratta di 8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso "grande soddisfazione" per la notizia. Mentre la pagina Facebook del Comando generale delle Forze armate arabe libiche, commentando il faccia a faccia tra Haftar, Conte e Di Maio, ha fatto sapere: "In questo incontro il comandante generale ha elogiato il ruolo che il governo italiano gioca nel sostegno ad una soluzione della crisi libica".

Ancora in porto i due pescherecci

"I due pescherecci hanno acceso i motori per prendere il largo e lasciare la Libia e raggiungere in 36/48 ore Mazara del Vallo dopo 108 giorni di blocco", ha affermato l'armatore della Medinea, Marco Marrone. "Speriamo - ha poi aggiunto - che questa vicenda serva da esempio affinché i nostri pescatori non debbano rischiare la vita per guadagnare un tozzo di pane". Nel tardo pomeriggio, però, i due pescherecci risultano essere ancora in porto, per dei problemi ai motori. "Grazie a tutti in Italia, ma per il momento non posso dire altro: dobbiamo fare ricaricare le batterie per fare partire i motori. Non vedo l'ora di ripartire", ha detto il comandante della nave Medinea, al telefono con l'armatore.

La festa a Mazara del Vallo

Dopo l'annuncio a Mazara del Vallo è esplosa la festa nell'aula consiliare del Comune, dove familiari, amici e colleghi si erano radunati insieme al sindaco Salvatore Quinci dopo l'annuncio del volo di Conte e Di Maio in Libia: applausi, urla e pianti di gioia e tanti abbracci. "Sono felicissima - ha detto la figlia di uno di loro - non ho parole per esprimere la gioia che provo e la felicità nel pensare che presto potrà riabbracciarlo". Felicità espressa anche dalla madre di uno dei pescatori mazaresi liberati: "Sono stati 108 giorni da incubo che finalmente sono finiti. È un bellissimo regalo di Natale per me e per tutti i familiari dei 18 pescatori. Non vedo l'ora di riabbracciare mio figlio" (LA GIOIA A MAZARA DEL VALLO).

 

Mattarella: "Grande soddisfazione"

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - fa sapere il Quirinale - "ha appreso con grande soddisfazione dal Presidente del Consiglio la notizia della liberazione dei nostri pescatori trattenuti in Libia ed esprime apprezzamento nei confronti del Ministero degli Esteri e dei nostri Servizi di informazione e sicurezza per l'impegno profuso per conseguire questo esito positivo".

L'annuncio di Di Maio

"Grazie all’Aise (la nostra intelligence esterna) e a tutto il corpo diplomatico che hanno lavorato per riportarli a casa", scrive Di Maio. "Un abbraccio a tutta la comunità di Mazara del Vallo. Il Governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizzazione della Libia. È ciò che io e il presidente  Giuseppe Conte abbiamo ribadito oggi stesso ad Haftar, durante il nostro colloquio a Bengasi. Viva l’Italia", conclude il ministro degli Esteri.

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Il caso ha però scatenato anche alcune polemiche. "Salutiamo con gioia la liberazione dei pescatori, frutto del lavoro encomiabile della nostra intelligence. Terminata la sfilata in Libia in compagnia del ministro degli Esteri, ora Conte, chiarisca subito in Parlamento se sosteniamo il governo di al-Sarraj o le posizioni di Haftar, che esce rafforzato e rilegittimato dall'inusuale visita di oggi. Visita avvenuta sulla base di intese politiche o diplomatiche ora tutte da chiarire e che mai possono prevedere la svendita dei nostri interessi nazionali", hanno fatto sapere i deputati della Lega Paolo Formentini (vicepresidente commissione Esteri) ed Eugenio Zoffili (capogruppo in commissione Esteri). 

Il sequestro

Gli equipaggi erano a bordo di due pescherecci di Mazara del Vallo, "Antartide" e "Medinea", lo scorso 1° settembre, quando sono stati sequestrati dalle motovedette libiche, a 80 miglia dalla costa di Bengasi. Il sequestro è avvenuto all'indomani di un viaggio istituzionale del Ministro degli Esteri Di Maio, atterrato in Libia per suggellare l'accordo tra il premier libico, Fayez al Serraj, riconosciuto dall'Onu, e il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh, per tagliare fuori il generale della Cirenaica Haftar.

Le accuse delle forze di Haftar

L'accusa delle forze di Haftar nei confronti dei pescatori - mai formalizzata davanti a un tribunale - era di avere violato le acque territoriali, pescando all'interno di quella che ritengono essere un'area di loro pertinenza, in base a una convenzione che prevede l'estensione della Zee (zona economica esclusiva) da 12 a 74 miglia. Dalla sera del sequestro i pescatori avevano perso ogni contatto con i loro parenti, salvo due brevi telefonate. In una di queste, il comandante del Medinea, Pietro Marrone, aveva informato l'armatore e i suoi familiari che tra le accuse contestate dalle autorità di Haftar c'era anche il traffico di droga, un'accusa ritenuta del tutto infondata. Nelle stesse ore erano spuntate delle foto con cui, secondo gli stessi pescatori, Haftar cercava di "incastrarli" e aumentare la posta del negoziato con Roma: dieci involucri di colore giallo, disposti su due file a terra davanti al peschereccio Medinea. Nel corso delle trattative per la loro liberazione le autorità di Haftar avevano chiesto il rilascio di quattro persone, conosciute in Libia come calciatori, ma condannati in Italia come scafisti di una traversata in cui morirono 49 migranti. 

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