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Viaggio nella Stark County: l’Ohio dell’Ohio

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Giovanna Pancheri

Giovanna Pancheri

L’Ohio è lo swing State per eccellenza, quello a cui tutto il mondo guarda la notte delle elezioni perché di solito vota per chi poi sarà Presidente. Quattro anni fa vinse Donald Trump, ma adesso è un testa a testa con Joe Biden e in molte delle contee chiave, la pandemia avrà un gran ruolo nelle preferenze degli elettori.

«Credo che vincerà Trump, sembra la scelta più logica» Ma lei lo voterà? «Non lo so ancora, non ho deciso, l’ho votato quattro anni fa, ma ho anche votato Obama e Biden era il vice di Obama…» Conversazione come questa che facciamo con Mike fuori da un supermercato sono all’odine del giorno in Ohio. Lo Stato che dal 1944 ha scelto come Presidente il candidato che poi ha vinto, tranne una volta quando nel 1960 votò per Nixon invece che per Kennedy, ma da allora non ha più sbagliato. Non a caso è lo swing state per eccellenza, capace di preferire per due volte Obama per poi nel 2016 andare con una larga maggioranza con Donald Trump. É lo Stato a cui guardano in tutto il mondo il giorno delle elezioni. Ma anche l’Ohio ha il suo Ohio: quelle contee che anticipano il risultato che ci sarà a livello statale e poi nazionale. Tra queste una delle più precise è la Stark County ad una sessantina di km da Cleveland. Zona operaia, ma anche rurale, multiculturale quanto basta anche se a larga maggioranza bianca, un’età media alta, ma bilanciata dalla presenza di ben cinque Università. Uno specchio perfetto della rust belt, la cintura della ruggine che guidò la volata di Trump quattro anni fa e che ora Joe Biden spera di riconquistare. Una possibilità non remota secondo il Presidente del Partito democratico della contea di Stark, Samuel Ferruccio: «Credo che 4 anni fosse soprattutto un voto contro Hillary, molte persone non andarono neanche a votare, ma credo anche che questa volta sarà diverso. Molti dei moderati che volevano un cambiamento, persone di centro hanno capito che Trump non è il tipo di cambiamento che volevano e credo che questa volta voteranno per i democratici. Nel nostro quartier generale vedo gente che fa la fila tutti i giorni per avere dei cartelli di Biden ed è una cosa che non avevo mai visto in tutti gli anni in cui ho lavorato con il partito». Anche nel quartier generale dei repubblicani, però, il via vai di sostenitori di Trump è continuo e secondo Shirley Jones che dirige l’ufficio l’entusiasmo è anche maggiore di 4 anni anche se l’atteggiamento anti convenzionale di Trump non piace a tutti. Ad esempio, lei stessa è rimasta delusa dalla performance del Presidente nel primo dibattito che non a caso si è svolto proprio in Ohio: «Sono un po’ delusa per come è andata quella sera. Avrei voluto che fosse più presidenziale». Su una cosa, però, repubblicani e democratici sono d’accordo: il Covid19 e la pandemia avranno un grande ruolo nelle preferenze degli elettori anche perché la contea di Stark è stata particolarmente colpita già in primavera e dal mese di agosto sta registrando una continua crescita dei contagi e delle vittime. La prima delle oltre 200 persone morte nella contea a causa del virus era Jeff Holbrooke, 55 anni, 3 figli e una vita passata con sua moglie Kimberly con cui si fidanzò ai tempi del liceo che incontriamo nella loro casa ad Alliance: «il 9 marzo quando rientrò dal lavoro la sera, mi disse che non si sentiva bene e pensava di avere l’influenza. Aveva mal di testa, qualche dolore e ha preso delle medicine contro il raffreddore ed è andato a dormire, ma i suoi sintomi non miglioravano e abbiamo chiamato il medico. – racconta Kimberly con gli occhi lucidi che avrà per tutta l’intervista - Ci dissero che non corrispondeva al profilo del paziente che secondo i protocolli era considerato a rischio Covid, perché non aveva viaggiato e non era stato a contatto con nessun caso sospetto. Abbiamo comunque deciso di andare dal dottore e quando gli hanno misurato la saturazione dell’ossigeno era a 55. L’infermiera ha detto che non era possibile che forse il saturimetro era rotto e ne ha preso un altro. Segnava 54 e il dottore ci ha detto che dovevamo andare immediatamente in ospedale, credo che fosse il primo paziente che avevano visto con il Covid19. Siamo stati in pronto soccorso per alcune ore e poi hanno deciso di mandarlo all’ospedale di Cleveland perché aveva bisogno di un respiratore e i dottori mi hanno detto a quel punto che me ne dovevo andare, ma una delle infermiere, ricordo che si chiamava Rebecca, disse: “lasciamogli un momento, devono potersi dire addio”. Lui mi ha detto che mi amava e mi ha chiesto di prendere le sue cose, la sua fede, il suo telefono, il suo portafoglio e di portare tutto a casa. Io gli ho risposto che avrei portato tutto a casa e gli ho detto: “Ti amo, pregheremo per te e ci vediamo quando tornerai a casa”, ma non è mai più tornato a casa. É morto il 27 marzo. Sono arrabbiata con Il governo perché avevamo il diritto di sapere. Forse saremmo stati più a casa, non saremmo andati a cena fuori e saremmo stati molto più cauti, ma ci avevano detto che andava tutto bene». Kimberly l’anno scorso ha votato per il repubblicano Michael DeWine come governatore dell’Ohio, ma guardando al 3 novembre e alla Casa Bianca la sua scelta questa volta sarà diversa: «Credo che Biden abbia a cuore quello che sta accadendo agli americani, credo che sia molto preoccupato di questa pandemia e credo che realizzi l’impatto che sta avendo tutto questo sulle famiglie americane». Il covid-19 purtroppo non lo permette, ma se Lei avesse avuto la possibilità di parlare un’ultima volta con Jeff che cosa gli avrebbe detto? «Gli avrei semplicemente detto che lo amavo e che ha fatto un gran lavoro come padre e che..siamo tutti molto orgogliosi di lui».

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