Alexei Navalny si rivolge ai suoi follower per la prima volta dopo l'avvelenamento del 20 agosto scorso. "Mi mancate" ha scritto, pubblicando una sua foto sul letto d'ospedale di Berlino
Da Berlino, dove è ricoverato, Alexei Navalny si rivolge ai suoi follower su Instagram per informarli del lento miglioramento del suo stato di salute dopo il caso di avvelenamento. “Non riesco ancora a fare quasi niente ma ieri sono riuscito a respirare da solo per tutto il giorno. In generale sono me stesso. Non ho usato nessun aiuto esterno, nemmeno la più semplice valvola in gola. Mi è piaciuto molto”.
L'attivista vuole tornare in Russia
La sua portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, ha spiegato che l'attivista ha in programma di tornare in Russia dopo le cure all'ospedale Charité di Berlino. "I giornalisti mi scrivevano questa mattina per chiedermi se è vero che Alexei ha in programma di ritornare in Russia", ha scritto sui suoi social network, "capisco il motivo di questa domanda, ma tuttavia mi sembra strano che qualcuno possa pensare il contrario. Posso confermare a tutti ancora una volta: non sono mai state prese in considerazione altre opzioni". In precedenza il New York Times aveva citato un alto funzionario dei servizi di sicurezza tedeschi, che ha preferito rimanere anonimo, secondo il quale Navalny non aveva alcuna intenzione di riparare in Germania.
La Duma: il caso Navalny è una provocazione degli Usa
Il presidente della Duma russa Vyacheslav Volodin ha descritto la vicenda che ha coinvolto Alexei Navalny come una "provocazione" messa in scena dagli Stati Uniti con l'obiettivo di imporre nuove sanzioni alla Russia. "Tutto il caso Navalny, le sanzioni, tutto questo è legato a una provocazione", ha detto Volodin al canale televisivo Rossiya-24. "Si tratta di una provocazione da parte di Paesi stranieri, potenze occidentali, questa è una provocazione da parte degli Stati Uniti d'America", ha detto. "L'obiettivo è di fermare lo sviluppo della Russia attraverso le sanzioni. Ma non ci riusciranno", ha detto Volodin.
I servizi segreti russi: a Omsk nessun veleno, Berlino risponda
Appresa la notizia, il direttore dei servizi segreti esterni della Russia (SVR) Serghei Narysh ha fatto sapere che Mosca ha "molte domande" per la Germania sulla vicenda dell'avvelenamento dell'oppositore Alexei Navalny, dato che i medici dell'ospedale di Omsk hanno eseguito una serie di esami approfonditi e Navalny ha lasciato la clinica senza mostrare segni di avvelenamento. "È un dato di fatto che nel momento in cui Alexei Navalny ha lasciato il territorio russo non c'erano tossine nel suo organismo ", ha specificato Narysh, "pertanto, abbiamo molte domande per la parte tedesca".
Il Cremlino: la vicenda non pesa sul rapporto con Paesi europei
Non c'è motivo di esacerbare le relazioni della Russia con le nazioni europee a causa della vicenda intorno ad Alexei Navalny. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, esprimendo una totale incomprensione per questa ipotesi. "Per ora non abbiamo tratto conclusioni affrettate sull'impatto delle nostre relazioni con un certo numero di Paesi europei. In questo caso ci limitiamo a dichiarare la nostra totale incomprensione degli eventi in corso", ha detto Peskov. "Riaffermiamo la nostra disponibilità e la nostra intenzione a scoprire cosa è successo esattamente", ha sottolineato. Lo riporta la Tass.
Il caso Navalny
Alexei Navalny si sente male il 20 agosto all’interno dell’aereo che da Tomsk lo stava riportando a Mosca. Dopo l'atterraggio d'emergenza a Omsk, viene immediatamente trasferito in ospedale, dove entra in coma: la sua portavoce parla subito di avvelenamento. Per questa ragione, la famiglia e i collaboratori del dissidente russo chiedono che venga spostato in una struttura europea. La richiesta è prima accolta ma poi bloccata dal personale sanitario. La moglie di Navalny si appella dunque a Putin con una richiesta ufficiale, ottenendo l'ok per il volo che trasferisce a Berlino Navalny. Dai test effettuati nella clinica tedesca risulta che la sostanza che ha intossicato il 44enne è una potente neurotossina, avvalorando la tesi dell’avvelenamento.