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Bielorussia, Lukashenko incassa l'appoggio di Putin: “Mi ha assicurato il suo aiuto”

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©Ansa

Il presidente ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo russo sulla crisi apertasi dopo le elezioni e le proteste che stanno infiammando il Paese: “Siamo giunti a un accordo, come da noi richiesto ci sarà fornita piena assistenza per garantire la sicurezza”. Lukashenko ha poi respinto le offerte di mediazione giunte da alcuni Paesi esteri. Intanto continuano le manifestazioni a Minsk, dove domani è prevista una Marcia per la Libertà promossa dalla leader dell'opposizione Svetlana Tikhanovskaya

Dopo un colloquio telefonico, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha detto che il suo omologo russo Vladimir Putin gli ha assicurato "aiuto" per preservare la sicurezza nazionale a fronte delle proteste scoppiate nel Paese contro la sua rielezione. Lukashenko inoltre ha respinto le offerte di mediazione giunte in questi giorni da alcuni Paesi esteri nell'intento di risolvere la grave crisi apertasi dopo le elezioni. Intanto oggi migliaia di persone hanno partecipato a Minsk al funerale del manifestante Alexander Taraikovsky, ucciso negli scontri con la polizia, e per domani è prevista nella capitale una Marcia per la Libertà, promossa dalla leader dell'opposizione Svetlana Tikhanovskaya. Continuano così, per il settimo giorno consecutivo, le contestazioni dei risultati delle elezioni del 9 agosto, vinte con sospette percentuali bulgare dal longevo leader, che ha optato per la repressione violenta delle manifestazioni, in cui sono state arrestate oltre 6mila persone e che contano almeno due morti.

Putin: “Fiducioso che si trovi una soluzione rapida”

"Siamo giunti a un accordo con lui (Vladimir Putin, ndr): come da noi richiesto ci sarà fornita piena assistenza per garantire la sicurezza della Bielorussia", ha detto Lukashenko, citato dall'agenzia pubblica Belta, dopo che i due leader hanno parlato al telefono. Il Cremlino da parte sua si è detto "fiducioso" che in Bielorussia si trovi una "rapida" soluzione alla crisi. "Le due parti hanno espresso la loro fiducia in una risoluzione rapida dei problemi in atto" in Bielorussia, ha dichiarato la presidenza russa.

Lukashenko respinge le proposte di mediazione

Intanto Lukashenko ha respinto le offerte di mediazione di alcuni Paesi esteri: "Non cederemo il Paese a nessuno", ha detto in una riunione al ministero della Difesa secondo l'agenzia di Stato Belta. "Non abbiamo bisogno di alcun governo straniero, né di intermediari". Le proposte di mediazione sono state avanzate, in particolare, dalla Polonia e da due repubbliche baltiche: Lettonia e Lituania. Il piano proposto prevedeva la creazione di un "consiglio nazionale" per risolvere la crisi politica. "Senza voler offendere i leader di queste repubbliche - ha detto Lukashenko - vorrei dire loro di pensare ai propri affari".

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In migliaia al funerale del manifestante ucciso

Intanto non si placano le proteste: anche oggi alcune migliaia di persone hanno sfilato a Minsk per contestare la rielezione di Lukashenko, sulla quale pesano sospetti di brogli. E al funerale del manifestante ucciso hanno partecipato in migliaia, trasformando la cerimonia in una pacifica manifestazione di protesta. I manifestanti - scrive la Bbc - hanno deposto fiori alla stazione di metropolitana dove Taraikosky è morto lunedì scorso, acceso candele, sventolato bandiere bielorusse, cantato e scandito slogan per chiedere che Lukashenko se ne vada. Alcuni manifestanti hanno anche esibito gigantografie dei volti di alcune persone ferite durante le proteste represse dei giorni scorsi.

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“La portata delle proteste è già quella di una rivoluzione”

Il destino della Bielorussia dipenderà dalla "forza con cui continueranno le proteste, la cui portata ormai è già quella di una rivoluzione", anche grazie alla recente discesa in campo degli operai delle grandi industrie di Stato, finora sempre leali al presidente Lukashenko. A dirlo all'AGI da Minsk è l'analista politico dell'agenzia di stampa indipendente Belapan, Alexander Klaskovsky, che nel giorno della telefonata tra Lukashenko e il leader russo, Vladimir Putin, avverte che anche se "al momento appare improbabile", un intervento di Mosca in Bielorussia non è da escludere qualora il Cremlino intravedesse un "pericolo per i suoi interessi nazionali. Per Lukashenko, sostiene l'analista, "uno sciopero nazionale è un incubo, perché comporterebbe non solo il collasso dell'economia, ma renderebbe evidente che tutto il Paese è contro di lui". Con in piazza gli operai dei colossi pubblici - come la società produttrice di veicoli da trasporto e scavo BelAz e quelle di fertilizzanti Belaruskali e Grodno Azot - con richieste non economiche, ma politiche comprese le sue dimissioni, il capo di Stato perde uno dei pilastri su cui ha retto il suo consenso. "Ha sempre lavorato per ingraziarsi i lavoratori delle imprese statali con sussidi, dando crediti e rifiutando le privatizzazioni e per molto tempo gli operai gli sono stati fedeli senza immischiarsi nella politica", ricorda Klaskovsky. La pressione delle proteste sulla nomenklatura, soprattutto locale, è un fattore importante per determinare il possibile "scisma delle elite", da cui può arrivare un cambio di regime o una riforma del sistema, secondo l'analista di Belpan. "Per ora assistiamo solo a un inizio di erosione delle elite, che dall'esterno sembrano ancora compatte e a fianco di Lukashenko. Molti funzionari regionali, però, orientano le loro posizioni su quelle del pubblico e si è visto che nei giorni scorsi, sindaci e capi della polizia andati a incontrare i manifestanti a Grodno o Zhodina apparivano tormentati; se continuano le pressioni sulle autorità a livello locale, allora potrebbero esserci vere defezioni".

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