Coronavirus Usa, oltre 55mila morti: vicini ai 58mila decessi della guerra in Vietnam

Mondo

I media Usa sottolineano come la cifra sia ormai vicina alle vittime statunitensi durante i vent’anni del conflitto. Ma, secondo un’analisi del Washington Post, potrebbero essere molte di più. Quasi un milione i contagiati: oltre 972.900. Alcuni Stati provano a riaprire

Negli Stati Uniti le persone decedute positive al Covid-19 sono oltre 55mila. Una cifra che, sottolineano i media Usa, sfiora le vittime statunitensi durante i vent’anni della guerra in Vietnam (circa 58mila). Nel Paese, secondo i dati elaborati dalla Johns Hopkins University, al 27 aprile i contagiati ufficiali sono oltre 972.900 e i morti 55.118. Intanto, diversi Stati hanno deciso di riaprire (AGGIORNAMENTI - SPECIALE - GRAFICHE - COSA CAMBIA CON LA FASE 2).

Il numero di morti sfiora quello della guerra in Vietnam

I decessi legati al coronavirus, quindi, negli Usa sono circa 3mila in meno rispetto alla ventennale guerra in Vietnam. Anche se, secondo un’analisi del Washington Post, il numero di morti potrebbe essere più alto: secondo il giornale, nelle prime settimane della pandemia, dall'inizio di marzo al 4 aprile, negli Usa ci sono stati circa 15.400 morti in più rispetto alla media storica, quasi il doppio delle vittime attribuite in quel periodo al Covid-19. Del resto il bilancio dei decessi potrebbe essere sottostimato anche a livello mondiale: in base a uno studio del Financial Times, che mette a confronto le morti avvenute tra marzo e aprile di quest'anno con quelle dello stesso periodo dei cinque anni passati, su 14 Paesi il numero di morti sarebbe di quasi il 60% superiore a quello delle statistiche ufficiali (LA NOTA DELLA FARNESINA SUGLI USA - LA DIFFUSIONE GLOBALE).

Quasi un milione di casi

Per quanto riguarda i contagi, negli Usa si sfiorano ormai un milione di casi, un terzo del totale globale (arrivato a oltre tre milioni). C’è un calo del numero di vittime: 1.330 nelle ultime 24 ore rispetto alle 2.494 del giorno precedente. I decessi continuano a diminuire anche a New York, lo Stato più colpito (337 nelle ultime 24 ore). Ma ci sono ancora 1.000 nuovi casi al giorno e, in base ai test sugli anticorpi fatti a 75mila persone, c'è un tasso di infezione del 14,9%: a riferirlo è stato il governatore Andrew Cuomo, che ha ipotizzato di prorogare il suo ordine di stare a casa dopo il 15 maggio in alcune zone e di riaprirne altre solo a determinate condizioni.

Riaprono alcuni Stati

Intanto, il Paese riapre a macchia di leopardo, con gli Stati repubblicani già in movimento. Oggi Tennessee e Mississippi si sono uniti ad altri che hanno cominciato a riaprire alcune attività, come Georgia, South Carolina, Oklahoma e Alaska. Ma a spingere ci sono anche Colorado e Minnesota, guidati da governatori dem. Così come il Montana, che ieri ha consentito anche la riapertura delle chiese, con il distanziamento sociale, mentre ristoranti e scuole ripartono il 7 maggio. Resistono Michigan e California, ma in quest'ultimo Stato le folle hanno invaso nel weekend le spiagge vicino a Los Angeles e San Diego nonostante i divieti (FOTO). Sullo sfondo di questa prima, confusa, fase di riapertura, la Casa Bianca sta mettendo a punto altre linee guida per la riapertura di scuole, programmi di assistenza all'infanzia, alcuni luoghi di lavoro, trasporti di massa, ristoranti e luoghi di culto: queste due ultime attività, secondo il Washington Post, restano i nodi più controversi. Anche oggi, comunque, non si è tenuto il briefing della task force alla Casa Bianca, dopo la bufera scatenata da Trump con le sue ipotesi (poi definite “sarcastiche”) di curare il coronavirus attraverso iniezioni di disinfettante e l'esposizione ai raggi ultravioletti.

Mondo: I più letti