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Coronavirus, negli Usa oltre 8mila morti e quasi 300mila casi. Trump: "No lockdown"

Mondo

Nel Paese i casi accertati sono oltre 278.400, più di 7.100 i decessi. Il presidente ha escluso ancora una volta un ordine a livello nazionale di restare a casa: “Decisione ai singoli Stati”. Tensioni con Fauci, virologo e membro della task force della Casa Bianca

L’emergenza coronavirus si fa sempre più grave negli Stati Uniti. Mentre nel mondo è stato superato il milione di contagiati, nel Paese i casi accertati sono quasi 300mila, per la precisione 297.575. Il bilancio delle vittime si fa sempre più drammatico e ha ormai superato gli 8mila morti, secondo i dati della John Hopkins University. In un solo giorno si sono registrate 1.480 vittime, nuovo triste record per gli Usa. Intanto, proseguono le polemiche, con il presidente Donald Trump che - nonostante le pressioni da più parti - ha escluso ancora una volta un ordine a livello nazionale di restare a casa (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - LE INFORMAZIONI DELLA FARNESINA SUGLI USA).

Trump esclude ordine nazionale di restare a casa

“Lasceremo la decisione sull'ordine ai cittadini di stare a casa ai singoli governatori, Stato per Stato", ha ribadito il capo della Casa Bianca. “In Italia e Spagna è diverso, loro hanno un problema più grande”, ha aggiunto. Diverse persone, anche tra gli esperti che collaborano con Washington per gestire l’emergenza, avevano spinto per una presa di posizione più dura da parte del tycoon. Ma l’ordine di stare a casa, alla fine, non è stato emanato in tutti gli Stati (ne mancano una decina) e quindi negli Usa non esiste un lockdown a livello nazionale. Trump, che è risultato negativo a un secondo tampone, si è orientato verso una maggiore flessibilità a seconda dell'intensità dell'emergenza. Intanto, ha aumentato la produzione di respiratori e ha bloccato tutte le forniture di materiale medico agli alleati (LE TAPPE DEL CONTAGIO - LE GRAFICHE IN ITALIA - I PAESI CON IL MAGGIOR NUMERO DI CONTAGI)..

Tensioni con Fauci

Alla Casa Bianca le tensioni maggiori si registrano tra Trump e Anthony Fauci, massimo esperto americano di malattie infettive e figura iconica della task force contro il coronavirus. “Non lo so! Ogni volta che non è qui i fake media mi chiedono di lui…”, ha sbottato il Presidente rispondendo a chi gli chiedeva perché il virologo non fosse presente al quotidiano briefing con la stampa della task force anticoronavirus della Casa Bianca. Dietro le quinte, tra i due, si sarebbe consumato un nuovo scontro. Fauci, infatti, è promotore di una linea più dura per combattere il virus e non vedrebbe di buon occhio la linea più morbida scelta da Trump. Le ultime frizioni, che avrebbero portato all’esclusione dello scienziato dal meeting, si sarebbero consumate dopo il pressing del virologo proprio perché il Presidente raccomandasse a tutti gli americani di stare a casa, indipendentemente da quanto deciso dai singoli Stati. Poi ci sarebbe anche il nodo della mascherine, con le autorità sanitarie federali che raccomandano a tutti gli americani di indossarle e il tycoon che ha minimizzato la misura optando per la volontarietà. "In molti casi è meglio una sciarpa, è più grossa e protegge meglio", ha aggiunto Trump (LA MAPPA DEL CONTAGIO GLOBALE).

L’emergenza economica

Oltre all’emergenza sanitaria, alle polemiche per l’ordine di stare a casa, alla carenza di equipaggiamenti medici cruciali, gli Stati Uniti devono fare i conti anche con le conseguenze economiche del coronavirus. Nel mese di marzo sono stati persi 701mila posti di lavoro, il dato peggiore dal maggio del 2009. Dato che, tra l’altro, non tiene ancora conto dei 10 milioni di americani che nelle ultime due settimane hanno fatto richiesta di sussidi di disoccupazione.

New York lo Stato più colpito

Negli Usa, lo Stato più colpito dai contagi di coronavirus è New York: 102.863 i casi positivi, oltre 3mila i morti. I cadaveri sono così numerosi che l'amministrazione ha acquistato decine di obitori mobili e ha autorizzato i crematori locali a restare in attività 24 ore su 24.

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