Nonostante le misure prese per contenere il contagio, i casi positivi continuano inesorabilmente a crescere, anche se ancora in maniera contenuta. La popolazione reagisce rispettando le nome e la più grande città del Paese si ritrova vuota. LA FOTOGALLERY
Il governo israeliano ha da subito preso la decisione di mettere nelle mani dell'intelligence epidemiologica il controllo della diffusione del Covid-19
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I numeri sono ancora contenuti ma non abbastanza da impedire alle autorità governative di procedere con il lockdown del Paese
A Tel Aviv, le restrizioni imposte in questi giorni, hanno resa la città praticamente deserta
Non ci si può infatti spostare se non per strette necessità: lavoro, cibo o assistenza medica
Questo comporta anche la chiusura delle spiagge, che in questo periodo dell'anno sarebbero comunque frequentate viste le belle giornate
il clima a Tel Aviv, infatti, è di tipo mediterraneo, con inverni molto miti che permettono alla popolazione, quando non piove, di correre o passeggiare in riva al mare
Qualcuno per strada c'è ma le nuove norme prevedono che non si allontani da casa per più di 100 metri, anche se si porta a passeggio il cane
Check point e controlli sono disseminati un po' dappertutto, sono tante le zone della città con posti di blocco deputati a controllare che le persone rispettino i divieti
Il distanziamento sociale è la pratica più importante da seguire in questa emergenza ma tanti sono quelli che preferiscono uscire anche con la mascherina
Per strada è facile imbattersi nelle imprese dedite alla disinfezione degli ambienti. Immagini che ormai si vedono in tutto il mondo
Locali al chiuso, spazi all'aperto, auto e mezzi di trasporto vengono sanificati e disinfettati con cadenza regolare
Ai driver è concesso lavorare per portare il cibo o altri prodotti utili nelle case delle persone che sono chiamate a stare a casa
Al 29 marzo, il numero dei casi positivi di coronavirus in Israele è arrivato a 3.865, di cui 66 sono giudicati in condizioni gravi
Se nella capitale economica israeliana le norme attuate sembrano funzionare - dato appunto il basso numero di contagi - c'è invece l'intenzione di mettere in quarantena alcune cittadine di ebrei ortodossi, tra cui Bnei Brak, vicino Tel Aviv
La motivazione sarebbe che tra gli ortodossi i tassi di contagio sono più alti che nel resto della popolazione a causa del mancato rispetto del divieto di riunione
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