Coronavirus, in Francia altri 15 giorni di confinamento: prorogato fino al 15 aprile

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Il premier Philippe: misura restrittiva doveva finire il 31 marzo, durerà fino al 15 aprile. “Potrà essere prorogata se la situazione sanitaria lo esigerà”. Nel Paese oltre 32mila casi e 1.995 decessi, tra cui una 16enne. Ira dei sindacati per la morte di 2 lavoratori

I francesi, per cercare di frenare la diffusione del coronavirus, dovranno continuare con il confinamento per altri 15 giorni. Ad annunciarlo è stato il primo ministro Edouard Philippe, al termine del Consiglio dei ministri. La misura restrittiva - che prevedeva i primi 15 giorni di confinamento - sarebbe scaduta martedì 31 marzo, mentre ora il provvedimento è stato prorogato fino a mercoledì 15 aprile. Nel Paese i casi confermati di coronavirus - secondo il bollettino del 27 marzo reso noto dal direttore generale della Sanità, Jerome Salomon - sono 32.964 (3.809 nelle ultime 24 ore) e i decessi 1.995 (299 nell'ultima giornata). Tra i morti c’è una ragazzina di 16 anni, forse la vittima più giovane del Covid-19. Ira dei sindacati, poi, per la morte di due lavoratori (AGGIORNAMENTI - SPECIALE - LE NOTIZIE DELLA FARNESINA SULLA SITUAZIONE IN FRANCIA - LA DIFFUSIONE GLOBALE IN UNA MAPPA ANIMATA).

Edouard Philippe: “Siamo soltanto all’inizio”

Il primo ministro Edouard Philippe ha spiegato che “siamo soltanto all'inizio dell'ondata epidemica, che ha sommerso l'est del Paese da diversi giorni e arriva nell'Ile-de-France”. “Per questo – ha aggiunto confermando il confinamento per la popolazione – annuncio il rinnovo del provvedimento fino a mercoledì 15 aprile, con le stesse regole che continueranno a essere applicate”. “Questo periodo – ha concluso il premier – potrà essere prorogato se la situazione sanitaria lo esigerà". In mattinata, in una dichiarazione trasmessa in diretta da Bfm-TV, Philippe ha parlato di un'ondata epidemica "estremamente elevata" sulla Francia. "La situazione sarà difficile nei prossimi giorni", ha avvertito. E ha aggiunto che "stiamo entrando in una crisi che durerà" e in una "situazione sanitaria che non migliorerà rapidamente". "Bisognerà tenere duro, bisognerà restare estremamente mobilitati", ha sottolineato.

Morta una ragazza di 16 anni

Tra le persone positive al coronavirus che hanno perso la vita in Francia, come ha confermato il direttore generale della Sanità Jerome Salomon, c’è una ragazza di 16 anni. La famiglia ha fatto sapere che la giovane era sana, senza altre malattie. E che è morta in poche ore. La madre della ragazza ha raccontato le ultime ore di vita della figlia, che abitava nella banlieue di Parigi: "Julie aveva soltanto un po' di tosse, da una settimana. Aveva preso uno sciroppo, qualcosa a base di erbe, aveva fatto inalazioni". Sabato aveva cominciato a sentirsi mancare il fiato: "Nulla di clamoroso, aveva difficoltà a riprendere respiro". Poi attacchi continui di tosse, la visita dalla dottoressa di famiglia e il ricovero in ospedale. Uno scanner ai polmoni ha rivelato dei problemi. Nella notte, colta da insufficienza respiratoria, la ragazza è stata trasferita d'urgenza all'ospedale pediatrico di Parigi, il Necker. Il primo tampone ha dato esito negativo. Il giorno dopo, ha raccontato ancora la madre, è arrivata la rettifica: tampone positivo. La giovane è stata intubata quando ormai era senza conoscenza. In poche ore il decesso.

Morti due lavoratori, sindacati chiedono migliori protezioni

A far discutere in Francia è anche la morte di due lavoratori. I sindacati francesi chiedono migliori protezioni. In particolare, le polemiche sono nate dopo la morte di un dipendente Carrefour di 52 anni a Saint-Denis e di un lavoratore interinale Manpower impegnato con Fedex a Roissy. A questi si aggiunge anche il caso di contagio confermato di un dipendente di Amazon a Saran, vicino a Orle'ans. La Cgt ha elencato "(nei suoi settori) più di 550 casi sospetti e 181 casi confermati, inclusi alcuni gravi" e ha chiesto che i dipendenti vengano dotati di mascherine. Ha chiesto inoltre al governo di imporre ai grandi rivenditori "di aprire solo gli scaffali di prodotti essenziali, di limitare gli orari di apertura e di chiudere la domenica". I sindacati hanno chiesto anche "la cessazione di tutte le attività che non soddisfano i bisogni essenziali della popolazione" e il diritto di recesso e accesso a misure di attività parziale, "qualunque sia la durata del contratto, purché le condizioni di lavoro presentino gravi pericoli di contaminazione".

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