Libia, a Berlino sì a embargo armi e tregua. Merkel: tutti d'accordo su soluzione politica

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Sono 55 i punti condivisi dai leader dei maggiori Paesi europei ed extra Ue. Confermata l'intesa di tutte le parti sull'embargo delle armi. Conte: "Siamo soddisfatti". Sarraj e Haftar non si sono incontrati, ma hanno detto "sì" alla commissione per monitorare la tregua

Primo passo avanti nel cammino verso la pace per la Libia, dopo la Conferenza di Berlino. In Germania è stato approvato un documento - di circa 6 pagine e 55 punti - con al centro tre obiettivi fondamentali: favorire il cessate il fuoco, rispettare l'embargo contro le armi e tirarsi indietro dalle interferenze. Secondo la cancelliera tedesca Angela Merkel, tutti e 15 i Paesi che hanno partecipato al summit di domenica si sono trovati d'accordo su una soluzione politica, senza nessuna possibilità per un'opzione militare. Nei fatti, però, è mancato un faccia a faccia fra i due attori principali nella crisi libica: il presidente del governo di accordo nazionale, Fayez al Serraj, e il generale della Cirenaica, Khalifa Haftar (CHI È). I due non si sono mai incrociati, hanno avuto colloqui separati con tutti e non hanno partecipato alla tavola rotonda. Ma hanno comunque acconsentito a un comitato militare dei 5+5, per monitorare la tregua.

Conte: "Italia pronta a monitoraggio della pace"

A vertice concluso, il premier Conte ha assicurato che l'Italia è "assolutamente disponibile ad essere in prima fila anche nella direzione di una missione di monitoraggio della pace". "Ne abbiamo parlato, ci abbiamo riflettuto anche all'interno del governo", ha sottolineato il premier. Per il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, la conferenza di Berlino "ha raggiunto i risultati che si era data. Non sono stati risolti tutti i problemi, ma è stato compiuto il passo in avanti che aspettavamo". Soddisfazione anche dall'inviato speciale dell'Onu per la Libia, Ghassem Salamè: "È un giorno meraviglioso", ha detto.

A Berlino un primo passo, ma restano divergenze Sarraj-Haftar

Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, però ha sottolineato come non ci sia ancora nessun "dialogo serio" tra Fayez al Sarraj e il generale Khalifa Haftar. Che ci siano ancora molti passi da fare per risolvere la crisi, lo ha sottolineato anche la stessa Merkel che, dopo 4 ore di vertice, ha ricordato: tra Serraj e Haftar "ci sono tante divergenze, non si vogliono parlare". "Non abbiamo risolto tutti i problemi - ha detto ancora la cancelliera - ma abbiamo creato lo spirito, la base per poter procedere sul percorso Onu designato da Salamè". Sul terreno, intanto, Haftar non ha allentato la morsa sulla produzione e l'esportazione del petrolio libico. Dopo avere bloccato alla vigilia della conferenza i terminal petroliferi della Sirte, nel giorno del summit le sue forze hanno fatto interrompere la produzione del più grande campo petrolifero libico, quello di Sharara.

Le prossime tappe

Il testo elaborato a Berlino traccia un percorso che parte da una tregua immediata per arrivare, attraverso regolari elezioni, all'insediamento di un nuovo governo libico unitario. Il tutto passando per il disarmo delle milizie, l'embargo sulle armi e le sanzioni per chi continuasse a non rispettarlo. Le prossime tappe prevedono che il documento dovrà essere adottato dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, dietro anche forte insistenza di Mosca che punta ad avere l'ultima parola da membro permanente. Per il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, "in Libia c'era il rischio di una vera escalation regionale, ma è stata evitata". All'orizzonte c'è anche la convocazione della conferenza intra-libica, a cui Sarraj e Haftar hanno dato la loro approvazione. Probabilmente si terrà a Ginevra, ma la data non si conosce ancora.

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