Attese nuove proteste oggi nella capitale dove ieri i manifestanti sono scesi in piazza contro il regime accusato di aver nascosto per tre giorni la verità sul volo 752 della Ukraine Airlines. Zelensky e Trudeau chiedono giustizia per le vittime ucraine e canadesi
L'ammissione di colpa sull'abbattimento dell'aereo ucraino che ha provocato 176 vittime (CHI ERANO) non sembra essere bastata. In migliaia sono scesi in piazza a Teheran e sono pronti a continuare le proteste contro Ali Khamenei. Il regime è finito sotto accusa anche per aver cercato di tener nascosta la verità per almeno tre giorni. Dopo le iniziali smentite, solo nella giornata di sabato, Teheran ha chiarito cosa è successo all'alba di mercoledì 8 gennaio. Secondo i media vicini ai Pasdaran, sarebbe stato proprio Khamenei, messo al corrente del "catastrofico errore", a ordinare di rendere nota la verità "in modo esplicito e onesto" (COSA SAPPIAMO FINORA - UN VIDEO MOSTREREBBE IL MOMENTO DELL'IMPATTO - AEREI CIVILI ABBATTUTI NEGLI ULTIMI 50 ANNI).
L'errore ammesso dall'Iran
Il Boeing 737 della Ukraine International Airlines è stato colpito perché scambiato per un missile da crociera americano. "Il sistema di comunicazione era interrotto. L'operatore non è riuscito a contattare il comandante e aveva 10 secondi per decidere. Poteva colpire o meno l'obiettivo. In queste circostanze, ha preso la decisione sbagliata", ha spiegato il generale iraniano della forza aerea delle Guardie della Rivoluzione Amir Ali Hajizadeh. Il presidente Hassan Rohani ha parlato di errore "imperdonabile" e ha promesso di processare e punire i responsabili. Il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha precisato però che "l'errore umano" è accaduto in un "momento di crisi causato dall'avventurismo degli Stati Uniti".
Le proteste contro Khamenei
Spiegazioni tardive per i tanti iraniani che sono scesi in piazza a Teheran e hanno scandito slogan contro Khamenei, contro le Guardie della rivoluzione e contro la stessa Repubblica islamica. "Comandante supremo delle forze armate, dimettiti", hanno gridato i manifestanti radunatisi davanti all'università Amir Kabir dove molte delle vittime del volo abbattuto avevano studiato. Un Iran che solo pochi giorni fa, nelle gigantesche commemorazioni per il generale Qassem Soleimani, era sembrato ricompattarsi davanti al nemico americano, è di nuovo spaccato. Molte celebrità locali hanno postato sui propri account social messaggi di solidarietà per le famiglie delle vittime e critiche al sistema.
La reazione dei governi occidentali
L'ammissione dell'Iran è giunta dopo le esplicite accuse di Canada - il Paese straniero con più vittime, 57 - e Regno Unito e i sospetti sempre più forti avanzati dagli 007 di molti Paesi occidentali, che la Repubblica islamica aveva liquidato come "grandi bugie". I governi occidentali, da Londra a Berlino, definiscono l'ammissione "un primo passo importante", mentre Mosca auspica che Teheran "impari la lezione", ma i Paesi direttamente colpiti dal disastro non abbassano la guardia. Il presidente ucraino Volodimir Zelensky ha chiesto che i responsabili vengano puniti e invocato "compensazioni" per i familiari delle vittime, mentre il premier canadese Justin Trudeau ha parlato di una "tragedia nazionale", sollecitando l'Iran ad assicurare ora "trasparenza e giustizia".