Tra virus che colpiscono centrali nucleari e sistemi informatici delle banche sotto attacco, da anni i due Paesi combattono una cyberwar
Non solo missili e droni. Le guerre, nel 2020, vengono combattute anche a colpi di cyber attacchi. Capaci di bloccare mezzi di trasporto, banche, centrali energetiche e ospedali. Lo dimostra la storia recente dei rapporti tra Usa e Iran. Dopo l’uccisione del generale iraniano Qassem Suleimani (CHI ERA - I FUNERALI), il Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti ha lanciato un’allerta antiterrorismo per possibili attacchi informatici da parte di Teheran. Nelle stesse ore, mentre i razzi iraniani colpivano obiettivi Usa in Iraq, un sito governativo americano subiva un defacing. Un gesto simbolico che ha il sapore di un avvertimento.
Il virus Stuxnet
Per capire però di che cosa è capace un attacco informatico, dobbiamo tornare indietro al 2010 quando l’amministrazione Obama e il governo Israeliano, senza mai rivendicarlo, hanno sferrato “l’attacco Stuxnet”. È bastato un virus dentro a una chiavetta Usb per danneggiare una centrale nucleare iraniana e rallentare il programma di Teheran. Portando l’Iran, secondo gli esperti, al tavolo della trattativa con Washington.
L'attacco alle banche Usa
È il 2013 invece quando la cosiddetta operazione Ababil mette KO diverse banche americane. Lasciando per diverse ore i clienti senza accesso ai loro conti. Ad agire sarebbero stati hacker iraniani. Quando si parla di cyberattacchi infatti il condizionale è sempre d’obbligo. Nel 2018, in occasione delle olimpiadi invernali in Corea del Sud, hacker russi spacciandosi per nordcoreani sono riusciti a sferrare un attacco alla cerimonia di apertura. Insomma, nella cyberguerra è difficile prevedere da dove partono i missili. E nessuno può dirsi veramente al sicuro.