Angela Merkel visita Auschwitz: "Vergogna profonda, mai dimenticare"

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Per la cancelliera è la prima volta. Un leader tedesco non si recava nel campo di concentramento dal 1995. Annunciato un finanziamento di 60 milioni di euro per la manutenzione del luogo, simbolo dell'Olocausto, in cui persero la vita oltre un milione di persone

La cancelliera tedesca Angela Merkel è in visita al campo di concentramento di Auschwitz in Polonia, oggi diventato un museo. Si tratta della prima visita di un leader tedesco dal 1995. "Quello che è successo qui non si può capire con la comprensione umana, non dobbiamo dimenticare mai", ha detto Merkel. "Provo una vergogna profonda", ha aggiunto la cancelliera. Merkel visiterà anche il campo di sterminio di Birkenau, a tre chilometri da Auschwitz.

Merkel: "Con Auschwitz non si chiude e non si relativizza"

La scelta di recarsi nel campo è legata anche alla nuova esplosione di antisemitismo in Europa, in un momento storico in cui gli ultimi testimoni diretti del genocidio nazista stanno scomparendo. La cancelliera ad Auschwitz ha assicurato: "Nessuna tolleranza su nessun antisemitismo". E, tornando sul tema della memoria dell'Olocausto, ha sottolineato: "Non possiamo tirare una linea e non ci sarà neppure alcuna relativizzazione".

"L'olocausto una rottura della civilizzazione"

Angela Merkel ha varcato questa mattina il cancello del campo con la nota scritta nazista "Arbeit macht frei" ("Il lavoro rende liberi"). Ad accompagnarla c’erano il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, un sopravvissuto di Auschwitz, Stanislaw Bartnikowski, 87 anni, e alcuni rappresentanti della comunità ebraica. Si attende in giornata anche un discorso della cancelliera, che ha già definito l’olocausto come una "rottura nella civilizzazione".

Una strage da oltre un milione di vittime

Giovedì, Merkel aveva annunciato la concessione di 60 milioni di euro alla Fondazione Auschwitz-Birkenau per la manutenzione del sito. In questi luoghi, tra il 1940 e il 1945, sono state uccise più di un milione di persone. Oggi è ancora visibile la rampa in cui i deportati venivano "selezionati" quando scendevano dai treni per il trasporto animali. Chiunque fosse ritenuto troppo giovane, troppo vecchio o troppo fragile per il lavoro, veniva mandato a morire.

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