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Auschwitz, il museo dice basta a selfie e foto sui binari

Mondo
Foto dal profilo Twitter Auschwitz Museum

Con un messaggio sui social il memoriale del campo di concentramento lancia un appello ai visitatori a non scattare più immagini goliardiche: "Ci sono luoghi migliori per imparare a fare l'equilibrista rispetto al sito dove sono state uccise oltre un milione di persone"

Il museo di Auschwitz lancia un appello ai visitatori e dice basta a selfie e foto da equilibristi sui binari del campo di concentramento nazista, in rispetto alle vittime, si stima un milione e centomila, sterminate in massa durante la Seconda Guerra Mondiale. Circa due milioni di persone, ogni anno, visitano il campo di sterminio, uno dei simboli più drammatici dell'Olocausto. Ma nonostante la sacralità del luogo, alcuni pensano di immortalare il loro passaggio scattando foto goliardiche. "Quando vieni ad Auschwitz - è il messaggio pubblicato su Twitter dal museo - ricorda che sei nel sito dove sono state uccise oltre un milione di persone. Rispetta la loro memoria. Ci sono luoghi migliori per imparare a fare l'equilibrista rispetto al sito che simboleggia la deportazione di centinaia di migliaia di persone verso la morte".

I commenti sui social: "Abitudini sulle foto fuori controllo"

Insieme al post sono state pubblicate una serie di foto di ragazzi che passeggiano in equilibrio sui binari. Il post ha ricevuto migliaia di like e commenti positivi: "È stato necessario, le nostre abitudini quando si tratta di foto sono completamente fuori controllo, senza la memoria storica non siamo nulla", scrive un utente. "Non capisco perché la gente faccia selfie allegri in un luogo che ha visto l'omicidio di persone innocenti", gli fa eco un’altra persona.

I precedenti che hanno fatto discutere

Scattare foto irrispettose in luoghi come Auschwitz appare come una moda che si è diffusa senza una ragione particolare. Nel 2014, il selfie di una teenager britannica sorridente, Breanna Mitchell, proprio in mezzo agli edifici della morte, aveva scatenato un'ondata di proteste sul web. Nel 2017, lo scrittore tedesco-israeliano Shahak Shapira aveva copiato 12 selfie scattati al Memoriale dell'Olocausto a Berlino, modificando lo sfondo con immagini dai campi di concentramento. Un modo, ha aveva spiegato, perché le persone "sapessero quello che stavano facendo". Il museo di Auschwitz, nella sua campagna contro i selfie, ha precisato che "le foto non saranno vietate: chiediamo solo ai visitatori di comportarsi in maniera rispettosa".

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