Muro di Berlino, trent'anni dopo il derby della riunificazione Hertha-Union Berlin

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27 gennaio 1990, 9 novembre 2019: a quasi trent'anni dal primo derby della Bundesliga torna la partita di calcio attesa da tutti i berlinesi. Questa volta la posta in gioco sono i 3 punti. Allora era la festa per la libertà. 

Berlino aspetta. Ormai manca pochissimo alle celebrazioni per il trentennale della caduta del muro. Il 9 novembre è la data che tutti i berlinesi si sono messi in agenda. Ma c’è un altro grande avvenimento che qui aspettavano con impazienza: il derby tra Hertha Berlino e FC Union Berlin. La vecchia Berlino Ovest (l’Hertha) contro la vecchia Berlino Est (l’Union), divise un tempo da un muro fisico e psicologico che oggi non c’è più. Si tratta del primo derby nella storia della Bundesliga, il corrispettivo del nostro campionato di Serie A. Una partita di calcio, insomma, che da queste parti rappresenta però molto di più. (IL DOODLE DI GOOGLE DEDICATO ALLA CADUTA DEL MURO)

Il derby della riunificazione

Per capirne l’importanza dobbiamo pensare a un altro derby – amichevole - tra l’Hertha e l’Union. È il 27 gennaio del 1990, il muro è caduto da poco più di due mesi: a Berlino, nella suggestiva cornice dell’Olympiastadion, inaugurato da Hitler per le Olimpiadi del 1936, davanti ad oltre 50mila spettatori, si gioca la partita della riunificazione tra i biancoazzurri dell’Ovest e i biancorossi dell’Est. Il match è organizzato dalle Poste tedesche, il biglietto costa cinque marchi, non importa se provenienti dalla Repubblica federale o da quella democratica. Per la prima volta si vedono delle Trabant simbolo dell’Est parcheggiate fuori uno stadio di calcio della Berlino ovest. Sul campo quel giorno l’Hertha vincerà 2-1 ma questo conta relativamente, perché al gol del pareggio dell’Union, il primo di una squadra dell’Est fuori dai confini della Repubblica Democratica tedesca, anche gli avversari si fermeranno ad applaudire. 

Quasi 30 anni dopo quella partita dal sapore più politico che sportivo, le due squadre di Berlino si affrontano questa volta con ben altri obiettivi. In palio ci sono tre punti ufficiali. Ma la storia, si sa, ci mette sempre del suo. Anche quella sportiva. Questo derby, il primo a livelli così alti, arriva dopo la storica promozione dell’ex undici dell’Est nella massima divisione tedesca, dove con alterne fortune gioca già da qualche anno l’Hertha Berlino. E arriva proprio nell’anno del trentesimo anniversario dalla fine della cortina di ferro. Anche per questo i dirigenti sportivi dell’Hertha avevano pensato di far disputare l’incontro il 9 novembre, giorno delle celebrazioni qui in città. Il calendario sportivo ha comunque deciso che il primo derby della stagione si gioca in casa dell’Union, una delle due ex squadre di Berlino Est. Dell’altra, la Dynamo Berlino, parleremo tra un po’.

Viaggio a Koepenick

Per assistere a questo derby, dove storia e sport si mescolano con suggestiva reciprocità, arriviamo nel bel mezzo di una foresta, la foresta di Koepenick, centro di gravità sociale della Berlino Est d’un tempo. L’aria che si respira oggi è un po’ cambiata da allora. Il borgo nato ad est di Berlino conserva però ancora oggi un certo alone di mistero e diciamolo pure di fascino in stile “ostalgie”, come in tedesco viene definito quel particolare sentimento di nostalgia per quegli anni passati alla storia come gli anni della Germania Est. Intorno a questa foresta si sviluppa il quartiere operaio dei tifosi dell’Union, dove i profili degli edifici sono ancora quelli un po’ grigi e sbiaditi degli anni della DDR.

Union Berlin, una storia controcorrente

A Koepenick andare allo stadio rappresenta una vera missione per chi tifa Union, come ci conferma Christian Arbeit, l’uomo che gestisce i rapporti del club con la stampa, ma che per tutti qui è il braccio destro del mitico presidente Dirk Zingler. E’ Christian a raccontarci l’epopea di questo impianto tanto piccolo quanto leggendario. Nome ufficiale: “An der Alten Forsterei”, letteralmente alla Vecchia Foresteria. Qui gli undici locali sono ribattezzati gli “Eisern”, tradotto: gli uomini di ferro. E quella degli Eisern è una storia davvero particolare. Una storia fatta di antagonismo, romanticismo e tanta determinazione. La stessa determinazione messa dai tifosi dell’Union, quando, nel 2008, decisero di armarsi di olio di gomito e cazzuola per ricostruire l’impianto in modo da consentire al club di iscriversi al campionato. Lo stesso romanticismo che tutti i tifosi misero nel 2004, quando decisero di donare il proprio sangue per aiutare la società in chiare difficoltà economiche. Lo stesso antagonismo messo sugli spalti dai tifosi nei derby degli anni ’70 e ’80 contro la Dynamo Berlino, la squadra che vinceva sempre grazie alla Stasi. In quegli anni la Berlino calcistica era dominata dalla Dynamo, la squadra del potere delle gerarchie socialiste. E urlare cori contro il regime e la Stasi rappresentava la regola per i supporter dell’Union, spesso e volentieri accanto ai cugini dell’Ovest dell’Hertha Berlino.


La Stasi durante gli anni della DDR

La scintilla storica della Stasi ci spinge a lasciare per un attimo Koepenick, per andare a Ruschestrasse, nel quartiere di Lichtenberg. Qui, dove un tempo sorgeva la sede della famigerata sede della polizia segreta agli ordini di Erich Milke, c’è adesso un museo a ricordare l’ossessivo vizio di controllare “le vite degli altri” da parte dei funzionari di Stato della Repubblica Democratica tedesca. Un vizio che entrava anche nel mondo del calcio. La Stasi controllava la Dynamo Berlino e la Dynamo Berlino, si limitava a vincere sistematicamente tutti i campionati, alimentando non pochi sospetti. Oggi che la Germania Est non esiste più, la Dynamo Berlino esiste ancora, ma calca ormai i campi delle serie inferiori. Lasciamo Lichtenberg e torniamo a Koepenick, il derby tra Union ed Hertha sta per cominciare.

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