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Berlino, 9 novembre 1989: "Una bella sbornia, ma quanto è stata difficile da smaltire"

Mondo

Pamela Foti

Annett è nata a Berlino Est, aveva 15 anni quando è stato abbattuto il Muro. La sua prima domanda: “Come sono gli alberi a Ovest?”. Poi sono arrivati i cambiamenti, repentini, imposti. “E’ stato un trauma culturale per la nostra generazione”

9 novembre 1989? Smarrimento”. È la prima parola che viene in mente ad Annett per descrivere quella notte che ha cambiato Berlino, la Germania, il mondo intero. Che ha scritto la storia. Annett aveva 15 anni, è nata nella DDR, a Berlino Est. “Già, Berlino est. Ora lo dico a voce alta, ma ci sono stati momenti in cui ho provato vergogna. O meglio, me ne hanno fatto vergognare”. Vergognare? le chiedo. “Avevo 20 anni, frequentavo l’università in Germania e durante una festa un gruppo di ragazzi faceva a gara a chi conosceva più barzellette su quelli dell’Est. La peggiore? Questa: ‘sai come fai a sapere dov’è l’Est e dov’è l’Ovest? Basta mettere una banana sul muro. Là dove la banana viene morsicata è l’Est’”. (IL DOODLE DI GOOGLE)

Quelli della Zona

Quelli dell’Est, mi dice, “per molto tempo sono stati considerati come i meridionali che negli anni Settanta andavano a lavorare al Nord Italia. Come gli immigrati di oggi: gente vista come di peso, da sostentare, che avanza diritti e ci toglie il lavoro”. “Noi – continua - eravamo chiamati gli Zonennkinder, quelli della Zona, quelli che vengono dalla gabbia, dal ghetto”.

Come sono gli alberi a Ovest?

Annett oggi ha 45 anni, da tempo vive e lavora in Italia. Il 9 novembre 1989 era a letto mentre centinaia di Berlinesi, alle 21.20, scendevano per le strade a festeggiare dopo che il portavoce della DDR, Gunther Schabowski, aveva annunciato che da quel momento era consentito viaggiare all’Ovest per motivi privati senza alcun tipo di restrizione. “Per quanto sarebbe durato?, ci chiedevamo”. Questo era il pensiero comune: hanno aperto i checkpoint, domani potrebbero chiuderli di nuovo.

L'incontro con la bisnonna

“C’era elettricità nell’aria. C’era paura del cambiamento ma anche curiosità verso quel mondo nuovo che per noi era la terra proibita. Mi chiedevo come fossero le case, le strade, gli alberi. Io non conoscevo cosa ci fosse oltre il Muro. Sapevo solo che i bambini mangiavano le barrette di cioccolato Kinder, che c’era più scelta per i vestiti e che mio padre un tempo attraversava la porta di Brandeburgo in bicicletta per andare a trovare sua nonna”.

Il primo incontro tra Annett e l’altra Berlino è stato qualche giorno dopo il 9 novembre, quando con la mamma ha attraversato il passaggio di frontiera all’altezza di Friedrichstrasse e ha potuto abbracciare per la prima volta la bisnonna. “Mio padre non è venuto con noi. Aveva paura di perdere il lavoro”. E così è stato. Il papà di Annett lavorava come interprete per l’esercito e qualche tempo dopo la riunificazione della Germania dell’Est e dell’Ovest il suo ufficio è stato smantellato. Insieme a molte altre certezze.

La sbornia e poi il mal di testa

“Quel 9 novembre è stato davvero una grande festa. Una gigantesca sbornia collettiva, ma c’è voluto tempo per smaltirla. E’ stato come svegliarsi con un gran mal di testa. Il vincitore era l’Ovest, noi eravamo i perdenti e per avere successo dovevamo essere come loro”. A Berlino Est tutti avevano un lavoro e un appartamento, magari senza lavatrice e senza telefono. Circolavano poche auto ed erano tutte Trabant, l’unico veicolo prodotto dalla Germania dell’Est, e per possederne una occorreva iscriversi a liste di attesa che duravano 10 anni. Non è più un segreto che al mercato nero si vendessero a prezzi stellari prenotazioni a sei mesi dalla consegna della vettura.  “Eravamo tutti nella stessa situazione – mi dice -  Avevamo le stesse difficoltà. Il mio palazzo ad esempio era di cinque piani e ad ogni piano vivevano due famiglie. Eravamo amici, passavamo molto tempo insieme, i miei vicini erano parte della mia famiglia. Dopo il crollo del Muro, però, qualcuno ha perso il lavoro, qualcun altro ne ha avuto uno migliore. Si sono create differenze, fratture, a poco a poco abbiamo chiuso le porte delle nostre case abbiamo iniziato a isolarci. Eravamo l’uno contro l’altro e l’obiettivo era conquistare una fetta della torta. E’ stato un trauma culturale per la nostra generazione”.

Cambiamento da smaltire

"C'era fiducia nel cambiamento, ma smarrimento perché non sapevamo dove ci avrebbe portato". Le differenze tra Est e Ovest erano profonde e hanno influenzato la vita quotidiana. Gli stipendi, ad esempio, per anni sono stati differenti: una impiegata statale di Pankow guadagnava meno di una di Kreuzberg. La stessa cosa valeva per i medici: quelli delll’Est potevano fatturare meno dei colleghi dell'altra parte della città. "Sì -  dice Annett - il Muro di Berlino è crollato il 9 novembre 1989,  ma per smantellarlo, anche dalla testa della gente, c'è voluto tempo. Molto tempo".

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