Berlino 89, il DDR Museum tra "Ostalgie" e memoria. VIDEO

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Inaugurato nel 2006 questo piccolo museo è già diventato una sorta di luogo di culto, accogliendo qualche milione di visitatori 

Il Museo della DDR (Deutsche Demokratische Republik) riunisce oggetti d'epoca e ricostruzioni del blocco comunista di Berlino per far conoscere ai visitatori la vita quotidiana dei cittadini, fra il 1949 e il 1990, durante il regime della Repubblica Democratica Tedesca. Nel percorso espositivo si mostra la vita degli abitanti di Berlino Est. A visitarlo non sono solo turisti, bensì molti concittadini berlinesi tutti curiosi di vedere, o rivivere, la realtà quotidiana dall’altra parte del muro, di uno stato che ormai non c’è più (VEDI IL VIDEO)

Le sale espositive

I visitatori possono vedere qualsiasi tipo di oggetto d’uso quotidiano, come zuccheriere, medicine e cosmetici. Uno degli elementi più interessanti del museo è la collezione d’abbigliamento d’epoca, con spiegazioni su come si cercava di emulare l'occidente e su come si faceva pubblicità. Si può vedere la ricostruzione di una casa della Repubblica Democratica Tedesca, attraversando la cucina, il bagno e il salone, decorati con cura nei dettagli. (VEDI FOTO DELL'ANNO 1989, DA PIAZZA TIENANMEN AL MURO DI BERLINO - IL DOODLE DI GOOGLE)

La nostalgia dell'Est

Nel museo della DDR è a pieno concretizzata la cosiddetta "Ostalgie". Neologismo, coniato in Germania, che deriva dalla crasi tra le parole ost (in tedesco = est) e nostalgie (nostalgia, rimpianto), e che ha dato il nome a un sentimento sviluppatosi nei primi anni Novanta: la nostalgia dei popoli dell’ex blocco sovietico nei confronti del proprio passato. Berlino è la città che più di ogni altra incarna la storia del Socialismo dall’ascesa al declino. Questa città si è risvegliata dopo un lungo periodo di torpore e costrizione, e lo ha fatto velocemente, cercando di recuperare tutto quello che non aveva vissuto della cultura occidentale – demonizzata per decenni dal regime socialista –, c’è fervore in tutti i campi artistici, il paesaggio urbano è in costante mutamento, ogni processo sociale e culturale è accelerato anche oggi, a trent’anni di distanza dal crollo del muro, perché si muove ancora su quei ritmi, quasi a voler dilatare il tempo per allontanarsi dal passato, per dimenticarlo. Eppure, già dagli anni immediatamente successivi al 1989, oltre alla tensione verso il nuovo si è insinuata una sottocultura del recupero. Testimoni raccontano della frenesia con cui la Germania dell’Est, nei giorni successivi all’abbattimento del muro, si riappropriava del tempo perduto abbandonando i vecchi oggetti e circondandosi di tutto quello che non aveva vissuto durante i lunghi anni di isolamento. È stata la velocità con cui si è manifestato questo processo di trasformazione che ha fatto nascere anche interessanti processi di recupero.

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