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Russiagate, perché Conte riferisce al Copasir sui contatti tra 007 italiani e Usa

Mondo

Giuliana De Vivo

I due incontri del procuratore generale Usa William Barr con i vertici dei servizi segreti italiani e le perplessità che hanno generato: da dove nasce l'audizione del premier al Comitato parlamentare di controllo sui servizi dell'intelligence 

A fine settembre il procuratore generale Usa William Barr incontrò i vertici dei servizi segreti italiani su mandato di Donald Trump per cercare prove di un presunto “complotto” proprio ai danni del presidente Usa. Il tutto con l’autorizzazione di Giuseppe Conte. E’ su questa ricostruzione che il premier italiano è stato chiamato a riferire al COPASIR, il comitato parlamentare di controllo sui servizi di intelligence. Quei due incontri, avvenuti a metà agosto e a fine settembre, secondo i giornali americani avevano come obiettivo quello di reperire informazioni utili a screditare le indagini del procuratore Mueller sul Russiagate. 

Il legame con il Russiagate

Il sospetto è che gli incontri servissero a reperire prove a suffragio della tesi portata avanti da Trump e dal suo staff, secondo cui la vicenda delle mail rubate in un attacco informatico ai Dem e alla sua candidata alle presidenziali 2016 Hillary Clinton sarebbe tutta una montatura, una trappola ordita contro lo stesso presidente Trump. Allo stesso scopo di cercare prove in tal senso, ha raccontato il New York Times a fine settembre, oltre ai servizi italiani, lo staff di Trump avrebbe tentato di avvicinare anche il premier australiano. Secondo alcuni quotidiani italiani persino l’endorsement arrivato da Trump via twitter nei confronti di “Giuseppi” Conte sarebbe arrivato proprio dopo l’ok del presidente del Consiglio all’incontro di Barr con gli 007 italiani.

Gli incontri con i vertici dei servizi

In effetti su autorizzazione di Conte il ministro della giustizia Usa incontrò una prima volta il capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), Gennaro Vecchione, e una seconda volta Luciano Carta dell’Aise e Mario Parente dell’Aisi: in entrambi i casi, secondo le ricostruzioni dei giornali, venne fuori il nome di Joseph Mifsud , professore universitario maltese a sua volta coinvolto nel caso Russiagate perché in contatto con il giovane consulente della campagna elettorale di Trump, George Papadopoulos, al quale prospettò la possibilità di aprire contatti tra lo staff di Trump e il governo di Vladimir Putin. Nella conferenza stampa successiva alla sua audizione, però, il premier Conte ha sostenuto che gli incontri con i vertici dell'intelligence italiana "hanno riguardato il contorllo sull'oprato degli agenti americani" e che "l'intelligence italiana non è coinvolta nelle vicende del Russiagate". 

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