Utilizzate dai manifestanti per impedire l'identificazione e per proteggersi dai lacrimogeni, saranno vietate dal governo - come legge eccezionale - per mettere un freno alle proteste che vanno avanti da quattro mesi
Bavagli neri, occhiali da sole, maschere antigas, di Picasso o di "V per Vendetta". Strumenti utilizzati dai manifestanti di Hong Kong per nascondere la propria identità alla polizia. Ecco perché il governo valuta adesso la messa al bando di tutte le maschere durante i cortei, un modo di costringere chi aderisce al movimento pro-democrazia - che organizza proteste da ormai quattro mesi - a venire allo scoperto. Per attuare il divieto, il governo si rifarebbe alla legislazione d'emergenza introdotta nel 1922, durante il periodo coloniale. Per l'ufficialità si attende comunque un discorso della governatrice Carrie Lam.
La misura dopo gli scontri del 1 ottobre
La diffusione della notizia del bando sulle maschere ha irritato i manifestanti, che nel pomeriggio hanno indetto proteste in undici località. Le maschere vengono utilizzate non solo per impedire l'identificazione, ma per proteggersi dai lacrimogeni. Altri strumenti comunemente impiegati nei cortei sono elmetti da cantiere, per difendersi da colpi e manganelli, e acqua contro gli spray al peperoncino. Dopo i violenti scontri del 1 ottobre, in occasione dei 70 anni della Repubblica popolare cinese (LA PARATA), i parlamentari pro-Pechino hanno iniziato a chiedere l'adozione di leggi speciali che interrompano le proteste. Non solo lo stop alle maschere, ma un ampliamento dell'uso delle armi da parte degli agenti, che hanno denunciato "uno scenario simile a una guerra".
Gli scontri del 1 ottobre
Il primo ottobre sono state impiegate 1400 cariche di lacrimogeni, un record. In quella occasione è rimasto gravemente ferito un giovane manifestante, a cui era stato sparato da un agente (IL VIDEO): dopo l'operazione al torace, il ragazzo è in condizioni stabili, ma è comunque sottoposto ad arresto e dovrà rispondere dell'accusa di sommossa e di due capi d'imputazione per aggressione a pubblico ufficiale.