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Caravaggio rubato a Palermo, parroco: "Fu oggetto di trattativa tra mafia e chiesa"

Mondo

Il Guardian ha ripescato un video del 2001 in cui Monsignor Benedetto, sacerdote dell’epoca all’Oratorio di San Lorenzo, parla di contatti con emissari di Cosa nostra. Ma la restituzione della tela, trafugata nell'ottobre del 1969, non andò in porto

Non è la prima volta che il furto della Natività di Caravaggio, avvenuto a Palermo nella notte fra il 17 e il 18 ottobre del 1969, viene attribuito alla mafia. A rilanciare quest’ipotesi adesso è un video del 2001 tornato alla luce in questi giorni. Nel filmato monsignor Rocco Benedetto, parroco dell’Oratorio di San Lorenzo, all’epoca in cui il capolavoro venne trafugato, sostiene che la tela era finita in mano a Cosa nostra, che nella persona del boss Gaetano Badalamenti cercò di avviare una trattativa per restituire il quadro in cambio di denaro.

Il video del 2001 ripescato dal Guardian

Monsignor Benedetto è morto nel 2003 ma due anni prima, nel 2001, aveva rilasciato un'intervista al regista Massimo D'Anolfi che progettava di realizzare un documentario sulle opere trafugate. Per 18 anni quel filmato è rimasto inedito. "Non interessava nessuno", dice D'Anolfi. In vista del cinquantesimo anniversario del furto, un frammento di quel video è stato dato al quotidiano britannico The Guardian, che lo ha pubblicato sul proprio sito.

Il racconto del parroco

Benedetto, poi diventato parroco della Cappella Palatina, nell’intervista parla di contatti con emissari mafiosi che con una lettera avevano avvertito il prete di avere il quadro. Come prova mandarono una foto. Per proseguire il contatto chiedevano un segnale: la pubblicazione di un annuncio sul Giornale di Sicilia. Il sovrintendente fece quello che i mafiosi chiedevano e poco dopo arrivò una seconda lettera con una prova ancora più convincente: un frammento del dipinto. Stavolta però, dice ancora monsignor Benedetto, il sovrintendente non ritenne di proseguire i contatti. Gli investigatori si limitarono a raccogliere la testimonianza del parroco. Anzi fu proprio lui a essere sospettato di complicità con i ladri. Finì sotto inchiesta ma alla fine ne uscì indenne. La "trattativa" non fu neanche avviata. Ne rimane ora una traccia nell'intervista al prete che sarà presentata tra gli eventi delle "Vie dei tesori", una manifestazione in programma nel mese di ottobre a Palermo.

La relazione della Commissione antimafia sul furto

Il seguito di quella storia l'hanno raccontato i pentiti. Ne sono stati sentiti diversi anche dalla Commissione antimafia, presidente Rosy Bindi, che ne ha poi fatto nel 2018 una relazione presentata proprio all'Oratorio di San Lorenzo. Francesco Marino Mannoia ha detto con qualche contraddizione che la tela è stata maltrattata da sprovveduti e praticamente distrutta. Un altro collaboratore di giustizia, Gaetano Grado, ha invece raccontato una storia che sembra porsi in continuità con la testimonianza del parroco. L'opera era passata dalle mani di Stefano Bontade a quelle di Gaetano Badalamenti. Era stato lui a promuovere la "trattativa" mai conclusa e poi a prendere contatti con un trafficante d'arte svizzero venuto a Palermo per concludere l'affare. Era l'unico che ne comprendeva il valore prima artistico e poi economico. "Chiese di fermarsi ad ammirarlo e Badalamenti gli procurò una sedia", ha raccontato Grado. "Si mise quasi a piangere". Nel 2018 la Procura di Palermo riaprì l'inchiesta sul furto.

La riproduzione della tela e il documentario di Sky Arte

A mezzo secolo dal furto, non è stato ancora chiarito che fine abbia fatto il Caravaggio rubato. Del quadro mai più ritrovato si è occupata anche Sky Arte che, nel 2016, mandò in onda il documentario “Operazione Caravaggio”. Qualche settimana prima, nell’ambito dello stesso progetto, una riproduzione della tela, realizzata da Factum Arte, è stata donata all’Oratorio e ricollocata sopra l’altare.

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