Fumata nera per le nomine Ue, domani nuovo vertice. Italia fa blocco con Paesi dell'Est

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Il candidato di punta socialista Timmermans non sfonda per l'opposizione del Ppe e dei Paesi Visegrad. Una linea sposata anche dal premier Conte. Inedita rivolta anti-Merkel. Tusk sospende i lavori e dà appuntamento alle 11 di martedì 2 luglio. Macron: "Un fallimento"

Fumata nera sulle nomine Ue. Il nome del socialista Frans Timmermans non ha sfondato. Così dopo una maratona di colloqui fra i leader dei 28 Paesi Ue, non si è ancora trovato un accordo sul nome del successore di Jean-Claude Juncker, come presidente della Commissione. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha sospeso la riunione, e ha convocato un nuovo incontro per domani, martedì 2 luglio alle 11. "Il pacchetto precostituito di Osaka mi ha lasciato molto perplesso insieme a dieci-undici Paesi. Abbiamo opposto una obiezione", ha detto il premier Giuseppe Conte lasciando il Consiglio europeo.

Conte: "Non c'è solo il criterio Spitzenkandidaten"

La  trattativa non è affatto semplice, come aveva confermato dallo stesso Conte, prima della ripresa dei lavori e del rinvio del vertice. Per Conte "il criterio Spitzenkandidaten (candidati di punta) sta incontrando difficoltà. L’Italia - aggiunge il presidente del Consiglio - è molto aperta al dialogo: l'ho detto dall'inizio. Ma per me non c'è solo il criterio Spitzenkandidaten, non può essere la sola soluzione". A chi gli ha chiesto di una possibile convergenza sul nome di Michel Barnier, Conte ha risposto: "Non stiamo ancora lavorando alle alternative".

Macron: un fallimento che danneggia l'immagine dell'Ue

"Abbiamo finito questa giornata con quello che si può chiamare un fallimento, perché non è stato trovato un accordo e credo che abbiamo dato un'immagine molto negativa dell'Europa", ha commentato il presidente francese Emmanuel Macron uscendo dal vertice. "Nessuno può essere contento" di questo risultato "dopo tante ore. Questo fallimento è dovuto alle divisioni, da una parte in seno al Partito popolare europeo, e dall'altro lato divisioni geografiche in seno al Consiglio", ha spiegato. "Non siamo andati al voto perché nessun candidato avrebbe avuto la maggioranza", ha dichiarato la cancelliera tedesca Angela Merkel. Anche una maggioranza con un margine troppo esiguo, ha poi aggiunto Merkel, "non sarebbe stato abbastanza, anche se sufficiente in base alle regole, al fine di evitare tensioni" che avrebbero potuto condizionare il futuro dell'Ue.

La maratona di colloqui e bilaterali

Il presidente del Consiglio, Donald Tusk ha sospeso ieri sera alle 23 il summit nel suo formato a 28 per iniziare una vera e propria maratona negoziale con i leader, che al momento non ha portato ad un’intesa.

Il pacchetto nomine

L'ultimo pacchetto nomine, prima della sospensione, vede l'attuale Ceo della Banca Mondiale Kristalina Georgieva alla presidenza del Consiglio Europeo e Charles Michel, attuale premier belga, al posto di Alto rappresentante Ue: queste le due candidature che, secondo fonti diplomatiche, potrebbero completare il puzzle sul tavolo del vertice Ue. Per la presidenza della Commissione resta in ballo il socialdemocratico Frans Timmermans e per la presidenza del Pe il popolare tedesco Manfred Weber. Tra le ipotesi sul tappeto anche quella di Margarethe Vestager per il posto di primo vicepresidente della Commissione europea. Tra le altre cose si sta ragionando anche sulla possibilità di dividere il mandato per l'Eurocamera, con due anni e mezzo per il popolare Manfred Weber e gli altri due e mezzo per il liberale Guy Verhovstadt.

L’ipotesi Timmermans

L’ipotesi Timmermans alla presidenza della Commissione, con la presidenza del Parlamento e quella del Consiglio da destinare ai Popolari non per adesso convinto fino in fondo. Sarebbero undici i Paesi che nei colloqui di questa notte con Tusk hanno espresso contrarietà alla nomina di Frans Timmermans alla Commissione Ue, secondo quanto si apprende da fonti italiane. Tusk ieri, dopo aver consultato le principali forze politiche del Parlamento, è arrivato in Consiglio con il nome di Timmermans in tasca, convinto di portare a casa l'accordo raggiunto a Osaka alla fine della scorsa settimana tra la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron e i premier olandese e spagnolo Mark Rutte e Pedro Sanchez. Ma poco prima dell’inizio del summit l'intesa si è infranta contro il “no” dei paesi di Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca) ma soprattutto contro il muro del Ppe.

La rivolta anti-Merkel del Ppe

Numerose delegazioni nazionali del Partito Popolare europeo, dagli spagnoli ai baltici, dai francesi (che secondo alcune fonti avrebbero addirittura minacciato di abbandonare il gruppo), ai portoghesi, dall'Irlanda fino alla stessa Forza Italia, hanno però alzato le barricate e bocciato la proposta avallata dalla Merkel. Una vera e propria rivolta, del tutto inedita in un consesso in cui alla Cancelliera viene solitamente lasciata l'ultima parola. Dopo aver perso la battaglia per l’appoggio al proprio candidato di punta (Spitzenkandidat), Manfred Weber, il Ppe non vuole cedere ancora e votare un socialista.

L’opposizione di Orban

Per il premier ungherese Viktor Orban sarebbe un "errore storico umiliante" da parte del Ppe approvare la nomina di Timmermans, considerato da Budapest l'uomo che George Soros vuole alla presidenza della Commissione per "dirigere le politiche pro-immigrazione e le politiche finanziarie e economiche secondo i suoi interessi".

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