Chi è Carola Rackete, la comandante della Sea Watch che ha forzato il blocco italiano

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Tedesca, 31 anni e già diverse esperienze in mare, all'attività di ricerca sulla tutela dell'ambiente ha sempre affiancato il volontariato. Ha portato la nave della Ong a Lampedusa ignorando l'alt per far sbarcare i migranti: rischia da 3 a 10 anni di reclusione

“Non ce la faccio più, devo portarli in salvo". Così Carola Rackete, comandante della nave della Ong tedesca Sea Watch 3, nella notte tra il 28 e il 29 giugno ha comunicato all'equipaggio che sarebbe entrata nel porto di Lampedusa con un blitz notturno - senza autorizzazioni e violando di nuovo l'alt della Guardia di Finanza - per far sbarcare i migranti che si trovavano a bordo da due settimane e mezzo. La capitana è stata arrestata per violazione dell'articolo 1100 del codice della navigazione - resistenza o violenza contro nave da guerra - e rischia una condanna da 3 a dieci anni. Di nazionalità tedesca, la 31enne Rackete è una ricercatrice ambientale e nel suo curriculum vanta già tante esperienze in mare per la propria attività scientifica, ma anche per diverse esperienze di volontariato. (Carola Rackete libera, il gip non convalida l'arresto)

Chi è Carola Rackete

Per Carola Rackete, 31 anni, cinque lingue nel proprio bagaglio e già una vita passata in mare, quella sulla Sea Watch non è certo la prima esperienza con una ong, come riporta il quotidiano la Repubblica: nel 2015 è salita a bordo della nave Arctic Sunrise di Greenpeace, l’imbarcazione rompighiaccio utilizzata dall’organizzazione ambientalista nelle sue iniziative a tutela dei mari e dei poli. Dopo aver conseguito nel 2011 una laurea in scienze nautiche e un master in conservazione ambientale in Inghilterra alla Edge Hill, con una tesi sugli albatros della Georgia del Sud, Rackete, originaria della bassa Sassonia, non ha perso tempo per imbarcarsi: dal 2011 al 2013 è stata al timone di una nave rompighiaccio nel Polo Nord per l’Alfred Wegener, uno dei maggiori istituti oceanografici. Subito dopo, a 25 anni, è diventata secondo ufficiale dello yatch da spedizione "Ocean Diamond”. Un’attività di ricerca a cui ha fin dall’inizio accompagnato il volontariato, come riporta il suo profilo Linkedin. Nel 2014 ha preso parte ai servizi di volontariato nelle zone vulcaniche di Kamchatka in Russia, dove si è occupata di educazione ambientale per bambini, ricerca botanica e turismo locale, poco prima del master in Inghilterra. Rackete si “arruola” nella Sea Watch nel 2016. Un anno dopo l'incarico nel ruolo di manager delle comunicazioni con gli aerei di ricognizione della Ong, per diventare poi la comandante della Sea Watch 3.

La comandante che ha forzato il blocco italiano

Carola Rackete aveva già forzato il blocco delle autorità italiane lo scorso 26 giugno davanti a Lampedusa dicendo: “Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So a cosa vado incontro ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”. La 31enne non si è fermata davanti all’alt della motovedetta della Guardia di finanza che le ha intimato di non dirigersi verso il porto siciliano. “Io sono responsabile delle 42 persone che ho recuperato in mare e che non ce la fanno più”, aveva detto su Twitter. “Quanti altri soprusi devono sopportare? La loro vita viene prima di qualsiasi gioco politico o incriminazione”. 

Cosa rischia la comandante per aver forzato il blocco italiano

La scelta di Carola Rackete, oltre a farle rischiate da 3 a 10 anni di reclusione, fa scattare per la prima volta contro una Ong le misure contenute nel decreto sicurezza bis fortemente voluto dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Per non aver rispettato il divieto di ingresso, per la Sea Watch scatta l'articolo 2 del decreto che applica al comandante e, "ove possibile, all'armatore e al proprietario della nave", la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 10mila a 50mila euro. In caso di reiterazione commessa con la stessa nave, si applica anche "la sanzione accessoria della confisca della nave, procedendo immediatamente a sequestro cautelare". All'irrogazione delle sanzioni, "accertate dagli organi addetti al controllo, provvede il prefetto territorialmente competente". Cioè quello di Agrigento per la Sea Watch.

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