Caso Duarte, volontario portoghese rischia 20 anni in Italia. Colloquio Costa-Conte

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Antonio Costa e Giuseppe Conte a Bruxelles (Ansa)

Il 26enne volontario portoghese è sotto processo in Italia con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e rischia 20 anni di carcere. La vicenda è stata discussa in un bilaterale tra i due premier a margine del Consiglio Europeo a Bruxelles

Il premier italiano Giuseppe Conte e il suo omologo portoghese Antonio Costa hanno avuto un bilaterale a Bruxelles a margine del Consiglio europeo terminato ieri (FUMATA NERA SULLE NOMINE - CONTE A UE: NON PORTO CAPPELLO IN MANO). Si è parlato anche del caso Duarte, vicenda giudiziaria delicata, inserita tra i dossier affrontati nel corso dei colloqui informali da Conte. Il 26 enne Miguel Duarte, studente e volontario portoghese, è sotto processo in Italia dall'anno scorso con l'accusa di "favoreggiamento all'immigrazione clandestina” e rischia 20 anni di carcere. Fonti di Palazzo Chigi hanno smentito che ci sia stato alcuno scontro tra Conte e Costa sul caso, che in Portogallo è da mesi sulle pagine dei giornali.

Dialogo Conte-Costa anche su Duarte

Il premier Costa ha chiesto a Conte alcune informazioni sulla vicenda e il capo del governo italiano ha dato risposte generiche anche perché - sottolineano le fonti governative - in Italia la magistratura è indipendente e non è possibile alcuna interferenza dell'esecutivo. Il colloquio tra Costa e Conte è stato "cordialissimo, è durato diversi minuti e si è parlato solo qualche minuto di questo caso", sottolineano le fonti governative italiane.

La vicenda

Duarte - che fa parte della Ong Jugend Rettet - era stato fermato assieme all'intero equipaggio mentre era imbarcato sulla nave Iuventa nel 2017, prima quindi dell'arrivo dell’attuale governo gialloverde e della stretta del decreto sicurezza sui flussi. La nave era impegnata nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. Ora Duarte rischierebbe 20 anni di carcere. "Invece di essere considerati alleati, difensori dei diritti umani che prestano il loro aiuto, siamo considerati nemici", ha spiegato alcuni giorni fa - secondo quanto si legge sui media portoghesi - l'organizzazione per i diritti umani "Amnistia Internacional Portugal" che si è proposta come osservatore negli sviluppi giudiziari della vicenda. E in terra lusitana il giovane è anche al centro di una campagna in difesa sua e degli altri volontari della Jugend Rettet: "salvare vite non è un crimine".

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