Eliminato Gove, rimangono solo due candidati per la successione a Theresa May come leader dei Tories (il partito conservatore britannico) e prossimo primo ministro britannico. Un ballottaggio fra gli iscritti del partito di governo deciderà il prescelto
Sarà una sfida tra Boris Johnson e Jeremy Hunt quella per la successione a Theresa May come leader Tory (il partito conservatore britannico) e prossimo primo ministro britannico (LE TAPPE DELLA BREXIT). Il testa a testa si deciderà con un ballottaggio finale fra gli iscritti del partito di governo: lo ha stabilito il quinto e ultimo scrutinio preliminare fra i 313 deputati conservatori. Johnson ha ottenuto 160 voti, confermandosi primo, mentre Hunt si è fermato a 77. Eliminato invece Michael Gove, fermatosi a 75 (LA FOTOSTORIA DI THERESA MAY - LA PREMIER LASCIA LA GUIDA DEI TORIES).
Cosa succede ora
La resa dei conti finale riguarda quindi i due ultimi inquilini del Foreign Office. La corsa per la successione alla May ha esaurito la sua fase preliminare, quella delle votazioni segrete e delle manovre. Il ballottaggio interesserà la base dei 160mila iscritti tories, chiamati a votare dalla settimana prossima attraverso uno scrutinio postale il cui esito verrà annunciato dopo il 22 luglio.
Johnson contro Hunt: chi sono
Boris Johnson, 55 anni appena compiuti, istrionico e divisivo ex titolare degli Esteri ed ex sindaco di Londra, è il favorito. Jeremy Hunt, 52 anni, figlio di un ammiraglio della Royal Navy, ex businessman e ministro di lungo corso, si presenta all'appuntamento della vita con l'etichetta da sfidante "serio" e nulla o quasi da perdere. Johnson parte con oltre il doppio dei voti fra i parlamentari (160 contro 77) e tutti i sondaggi tra gli iscritti sono favorevoli a lui, che promette di dare un'accelerata alla Brexit dopo lo stallo della stagione May, pur rimanendo evasivo sui dettagli. Mentre Hunt, sostenitore pentito del fronte Remain nel 2016 e neo brexiteer, cercherà una difficile rimonta.
I cinque scrutini prima del ballottaggio
Al ballottaggio si è arrivati dopo cinque scrutini fra i 313 deputati conservatori per scremare la lista iniziale dei 10 aspiranti. Caduto Rory Stewart, unico vero moderato rimasto in pista, contrario all'ipotesi anche solo teorica di una traumatica uscita dall'Ue senza accordo (no deal), gli ultimi round hanno sancito l'esclusione di due figure simbolo: prima il ministro dell'Interno, Sajid Javid, figlio di immigrati pachistani musulmani e unico profilo estraneo alle elite dei rampolli bene allevati in scuole private come Eton e università come Oxford; poi quello dell'ambiente, Michael Gove, sodale di Johnson nella campagna referendaria pro Leave del 2016 e già protagonista tre anni fa di un clamoroso tradimento che allora costò all'ex amico la fine del sogno di Downing Street. Gove, dato in rimonta, non ce l'ha fatta per appena due schede rispetto ad Hunt e il sospetto dei suoi è che qualche 'johnsoniano' abbia votato alla fine in modo tattico allo scopo di tenerlo fuori: per evitare una resa dei conti scomoda.