A morire, nelle ultime 24 ore, sono stati uno scalatore britannico e un irlandese. Continuano intanto le polemiche sul sovraffollamento del 'tetto del mondo' e l'elevato numero di permessi rilasciati dalle autorità del Nepal: 381 per la sola stagione primaverile
Due scalatori, un britannico e un irlandese, sono morti nelle ultime 24 ore sull'Everest per malori a causa dell'altitudine, come scrive la Bbc. Sale così a dieci il bilancio dei morti sulla montagna dove la stagione è iniziata da 12 giorni, il 14 maggio scorso.
Le polemiche sul sovraffollamento dell'Everest
Aumentano intanto le polemiche sul sovraffollamento del 'tetto del mondo' e l'elevato numero di permessi rilasciati dalle autorità del Nepal: 381 per la sola stagione primaverile, al costo di 11.000 dollari ciascuno. A simboleggiare il sovraffollamento c’è la foto postata tre giorni fa sui social dall'alpinista Nirmal Purja e diventata subito virale: ritrae oltre 300 scalatori in fila, uno dietro l’altro, mentre si trovano nel ‘traffico’ ad alta quota.
La causa delle morti sul 'tetto del mondo'
Ma il capo dell'ufficio del turismo nepalese, Danduraj Ghimire, ha definito "senza senso" le voci secondo le quali tra le cause di morte degli scalatori potrebbe esserci il sovraffollamento della cima e i tempi lunghissimi, fino a due ore di coda, per raggiungere la vetta. Tuttavia, secondo gli esperti, l'ipotesi non sarebbe infondata: a un'altezza di 8.848, infatti, ogni respiro contiene un terzo dell'ossigeno rispetto a quello che si trova al livello del mare. Il corpo umano, inoltre, si deteriora più rapidamente e può sopravvivere a quelle altitudini solo pochi minuti.