Wikileaks, Chelsea Manning si rifiuta di testimoniare: deve tornare in carcere

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L'ex analista militare non testimonia in una indagine su Wikileaks e il suo fondatore Assange: dovrà restare dietro le sbarre finché cambierà idea o per tutta la durata del mandato della giuria, che scade tra 18 mesi. “Muoio di fame piuttosto che cambiare idea”, dice

Chelsea Manning dovrà tornare in carcere. L'ex analista militare, infatti, si è rifiutata di nuovo di testimoniare davanti a un gran giurì in una indagine su Wikileaks e il suo fondatore Julian Assange. Manning, ha deciso un giudice Usa, dovrà restare dietro le sbarre finché cambierà idea o per tutta la durata del mandato della giuria, che scade tra 18 mesi. “Muoio di fame piuttosto che cambiare idea”, ha assicurato lei. Manning aveva già scontato 62 giorni di detenzione per lo stesso motivo.

Chi è Chelsea Manning

Nel 2010 l'allora soldato Bradley Manning aveva trafugato centinaia di migliaia di documenti militari e cable diplomatici riservati, alcuni top secret, mentre svolgeva il suo incarico di analista di intelligence a Baghdad. Una volta impossessatasi del materiale sensibile - tra cui un video in cui elicotteri Usa uccidevano 12 civili disarmati - Manning lo consegnò a Wikileaks, che lo diffuse mettendo gli Stati Uniti in forte imbarazzo, anche verso i Paesi alleati. Arrestato e recluso prima in Kuwait e poi in isolamento nel carcere militare di Quantico, in Virginia, al termine del processo davanti alla corte marziale Manning riuscì a evitare la condanna per il capo di accusa più grave, quello di “connivenza con il nemico” e di “alto tradimento”, reato che prevede la pena di morte. Ma subì una condanna a 35 anni di reclusione. La pena fu commutata dall'allora presidente Barack Obama nel 2017, quando Manning aveva scontato sette anni di detenzione. Durante quegli anni, l’ex analista decise di diventare donna sottoponendosi a un trattamento ormonale e cambiando il nome in Chelsea. Una storia che l'ha fatta diventare una icona dei transgender e dei diritti civili.

La richiesta di estradizione per Assange

Manning dovrà tornare in carcere per non aver testimoniato in una indagine su Wikileaks. Il fondatore Assange è stato arrestato lo scorso 11 aprile nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove era rimasto rifugiato per oltre sette anni, ed è stato condannato a 50 settimane di prigione per aver violato i termini della libertà provvisoria. Ma sul suo capo pende anche una richiesta di estradizione Usa: dopo il suo arresto, le autorità americane hanno rivelato che era stato incriminato un anno fa, dallo stesso gran giurì di fronte a cui Manning si è rifiutata di testimoniare, per cospirazione finalizzata alla pirateria informatica.

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