Pamela Anderson visita Assange in carcere: “Dobbiamo salvargli la vita"

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L’attrice, da tempo sostenitrice e amica del fondatore di Wikileaks, ha chiesto aiuto all'opinione pubblica: “Ha sacrificato troppo per farci conoscere la verità. Non merita di stare isolato da tutti, senza informazioni né poter parlare con i suoi figli”

Ingiusto e inumano. Così l'attrice Pamela Anderson, ex star di Baywatch, ha definito oggi il trattamento inflitto dalla giustizia britannica a Julian Assange, dopo aver visitato l'attivista australiano fondatore di Wikileaks nel carcere di massima sicurezza inglese di Belmarsh. Assange, è stato condannato a 50 settimane di reclusione per una violazione dei termini della libertà provvisoria risalente al 2012, l'anno in cui si rifugiò nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove è stato arrestato il mese scorso. (I 7 ANNI IN AMBASCIATA)

L’attrice: “Ora dobbiamo salvargli la vita”

L'attrice, sostenitrice da tempo della causa di Assange, a cui è vicina anche personalmente, ha chiesto con le lacrime agli occhi aiuto all'opinione pubblica. "Sarà una lunga battaglia" contro l'estradizione negli Usa e "lui - ha detto - ha bisogno del nostro sostegno. Ha sacrificato troppo per farci conoscere la verità, ora dobbiamo salvargli la vita, di questo si tratta". "Julian - ha proseguito Anderson, accompagnata nella visita da Kristinn Hrafnsson, attuale direttore di Wikileaks - non ha compiuto alcun atto violento, è innocente. Non merita di stare isolato da tutti, senza informazioni né poter parlare con i suoi figli. Io lo amo, non riesco a pensare a ciò che sta passando".

“Un abominio”

"Questa non è giustizia, questo è un abominio", ha rincarato Hrafnsson, descrivendo l'incontro, il primo autorizzato dopo l'arresto, come pieno di emozione. Intanto il gruppo di lavoro Onu sulla Detenzione Arbitraria ha diffuso oggi stesso una nota in cui si dichiara "profondamente preoccupato" per la procedura giudiziaria, "sproporzionata", a carico di Assange.

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