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Libia, colpi di mortaio a sud di Tripoli. Oggi incontri diplomatici a Roma

Mondo
(Getty Images)

Continuano gli scontri nel Paese nordafricano: il bilancio è arrivato ad almeno 147 morti e oltre 600 feriti. In giornata, il premier italiano Conte, che si dice "preoccupato", incontra il vicepremier qatariota e quello libico per cercare una soluzione diplomatica

Sale a 147 morti, 614 feriti e 16mila sfollati il bilancio degli scontri in Libia tra le forze del governo di Fayez al Sarraj e quelle del generale Khalifa Haftar (UN PAESE SPACCATO IN DUE). Lo riferisce l'Oms, l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Le ostilità non si fermano: stando a quanto riferiscono i media libici, nelle prime ore della mattina, colpi di razzi e di mortaio sono caduti su alcune abitazioni nella zona residenziale di Abu Salim, a sud di Tripoli, causando il ferimento di alcuni civili. A 25km a sudovest della capitale, invece, un’intera compagnia di Tarhouna delle forze di Haftar (una trentina di militari) si sarebbe arresa alle forze governative, consegnando uomini e mezzi alla brigata 166 di Misurata. Per cercare una soluzione, a Roma continua a muoversi la diplomazia. Oggi nella capitale italiana arrivano due avversari dell'uomo forte della Cirenaica per consultazioni col governo Conte: il vicepremier qatariota Thani e quello libico Maitig. Il presidente del Consiglio italiano si dice “preoccupato”. (SERRAJ: 800MILA MIGRANTI PRONTI A INVADERE L'ITALIA, TRA LORO ANCHE TERRORISTI)

Conte: “Al lavoro per scongiurare il conflitto”

"Stiamo sempre seguendo l'evoluzione in Libia, oggi è una giornata molto impegnativa, siamo preoccupati, dobbiamo assolutamente scongiurare che possa proseguire questo conflitto armato”, ha detto Conte, oggi a Campobasso per un incontro sul Contratto istituzionale di sviluppo. “Abbiamo una precisa strategia, vogliamo una soluzione politica, farò di tutto perché tutti gli attori libici, ivi compresi gli esponenti della comunità internazionale, lavorino con noi per una soluzione pacifica".

La questione migranti

Intanto, è attesa per oggi una nuova direttiva del Viminale che "ribadisce che i confini italiani si varcano solo se si hai diritto di farlo", alla luce dell’instabilità libica e, di conseguenza, nel Mediterraneo. Ma il vicepremier Luigi Di Maio, in un'intervista in apertura del Corriere della Sera, sottolinea: "Chiudere un porto è una misura occasionale. Funziona ora, ma di fronte a un intensificarsi della crisi non basterebbe". "Quel che sta accadendo non è un gioco, non è Risiko in cui uno si diverte a fare il duro con l'altro. Le parole hanno un peso", aggiunge, anche se nega sia una risposta alle parole di Salvini contro la Francia. Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, chiarisce: "Se si dovesse arrivare alla guerra, non avremmo migranti ma rifugiati. E i rifugiati devono essere accolti". 

Gli scontri e il rischio epidemie

Ieri, durante gli scontri, le forze governative hanno abbattuto un caccia delle forze di Haftar nell'area di Wadi Rabie, a sudest di Tripoli. Una battaglia che si sta facendo sempre più cruenta alle porte della capitale, provocando il collasso degli ospedali libici per mancanza di strumentazione e scorte di sangue. “C’è rischio di una crisi umanitaria ed epidemie”, avvertono fonti mediche. Coinvolti nelle ostilità anche molti bambini e ragazzi: oltre ai morti e feriti, centinaia sono vengono utilizzati come bambini-soldati negli scontri. Ieri, il Consiglio presidenziale libico di al Serraj ha dato ordine di liberare tutti i prigionieri minorenni catturati dall'inizio dell'offensiva.

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