Giornata di colloqui per la premier per scongiurare il no-deal. Il leader laburista: "Confronto positivo". La premier scozzese Nicola Sturgeon: "Temo cattivi compromessi, serve proroga". Lasciano 2 sottosegretari. Camera dei Comuni, sì a dibattito legge contro no-deal
La premier Theresa May ha chiuso una giornata di intensi colloqui con tutte le parti in causa nel tentativo di scongiurare l'ipotesi - a oggi sempre più probabile - di una uscita disordinata del Regno Unito dall'Ue, attualmente fissata al 12 aprile, venerdì della prossima settimana. "I colloqui odierni sono stati costruttivi, entrambe le parti hanno mostrato flessibilità e impegno a porre fine all'attuale fase di incertezza sulla Brexit", ha reso noto un portavoce di Downing Street a proposito del faccia a faccia tra la premier Tory e il leader laburista Jeremy Corbyn. "Abbiamo concordato un programma di lavoro per il popolo britannico, che protegga i posti di lavoro e la sicurezza", ha aggiunto. "Confronto positivo", il commento del capo dell'opposizione, Malumori tra i Tories, con le dimissioni del sottosegretario al Galles, Nigel Adams, e del sottosegretario alla Brexit, Chris Heaton-Harris. La Camera dei Comuni ha intanto approvato, con un solo voto di scarto (312-311), l'avvio del dibattito sulla legge bipartisan che mira a costringere May a richiedere a Bruxelles una estensione dell'articolo 50, oltre il 12 aprile, in modo da non innescare una Brexit "no deal" di default. (LE TAPPE - LE PAROLE CHIAVE)
Il laburista Corbyn: "Confronto positivo"
Il leader laburista Jeremy Corbyn ha definito "positivo" l'incontro con May, durato circa due ore, lasciando intendere che ne seguiranno altri. Al confronto era presente anche il ministro ombra del Labour per la Brexit, Keir Starmer.
La premier scozzese Sturgeon: "Sottoporre a referendum ogni decisione"
"Il governo dovrebbe chiedere un rinvio e partecipare alle elezioni del Parlamento europeo", ha detto al termine del suo confronto con May la premier scozzese Nicola Sturgeon. Per Sturgeon le attuali ipotesi di accordo non sono "sufficienti a proteggere gli interessi scozzesi". La premier scozzese ha poi insistito anche sulla necessità di sottoporre a "un referendum qualsiasi risultato raggiunto dai colloqui su come uscire dall'Ue".