Dal traffico di armi a Giulio Regeni, le campagne di Amnesty International

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Alessandra Carboni

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Con più di 7 milioni di soci sostenitori di oltre 150 nazioni, Amnesty International opera nel mondo per la difesa dei diritti umani, contro le discriminazioni e gli abusi all'integrità fisica e morale degli individui. Ecco alcune delle più recenti campagne

L’avvocato inglese Peter Benenson ha fondato Amnesty International nel 1961 e da allora l'ONG internazionale opera in modo indipendente e imparziale secondo il rispetto di quanto sancito dai 30 articoli che compongono la Dichiarazione universale dei diritti umani, contrastandone le violazioni. Ecco alcune delle più significative campagne (e le relative petizioni collegate) in difesa dei diritti umani attivate da Amnesty nel nome di giustizia, libertà, verità e dignità.

Stop armi in Yemen

Uno degli obiettivi principali di Amnesty è fermare l'abuso del traffico di armi: fucili, missili, mine ma non solo, sono la causa di tre quarti dei decessi anche in situazioni dove non vi è un conflitto in atto. Questo perché - si legge sulle pagine del sito di Amnesty - “le armi non sono solo sui campi di battaglia, ma si trovano spesso per le strade e alimentano la violenza nelle comunità”. Quello che la ONG chiede ai governi impegnati nello stop al traffico di armi è di firmare un Trattato che ne regolamenti il commercio, di modificare le leggi delle proprie nazioni così che il Trattato venga rispettato e di far sì che queste leggi vengano osservate. Così, nell'ambito di questa campagna esiste una petizione per bloccare il rifornimento di armi dall’Arabia Saudita e ad altri membri della sua coalizione per l’uso in Yemen contro il gruppo armato Huthi. Tra i Paesi interessati ci sono l'Italia, la Spagna, gli USA e il Regno Unito, e a loro si rivolge l'appello di Amnesty International affinché il flusso di armi venga interrotto.

Stop discriminazione

Amnesty combatte la discriminazione, perché tutti hanno il diritto di essere trattati allo stesso modo, a prescindere dal gruppo di appartenenza: la ONG si batte quindi contro i Governi che criminalizzano le persone in nome della morale, della religione o di un'ideologia. Si inserisce in questo contesto la petizione per fermare la discriminazione delle donne in Arabia Saudita,che chiede in particolare la liberazione delle tre attiviste Loujain al-Hathloul, Iman al-Nafjan e Aziza al-Yousef, arrestate per essersi battute contro il sistema maschilista in Arabia Saudita e per l'eliminazione della discriminazione contro le donne nel Paese.

Stop pena di morte

Da sempre Amnesty si oppone alla pena di morte, in tutti i casi e senza eccezioni. La pena capitale è considerata punizione crudele, disumana e degradante, e per questo la ONG ha attivato una campagna per promuoverne l’abolizione in cinque Paesi (Bielorussia, Ghana, Giappone, Iran e Malaysia) e per sensibilizzare i relativi governi sulle condizioni spesso inumane in cui si trovano i detenuti nel tempo di permanenza nel braccio della morte. Il 2018 ha visto l’esecuzione di più di 300 condanne: si parla di condanne accertate, di cui Amnesty ha avuto notizia, ma restano fuori dal calcolo tutte quelle di cui non si è venuti a conoscenza. Tuttavia, anno dopo anno, il numero delle vittime diminuisce, e se quando Amnesty ha iniziato questa battaglia, alla fine degli anni ‘70, i Paesi che avevano abolito del tutto la pena di morte erano solo 16, oggi quel numero è salito a 106. Tra l'altro il 2018 ha messo a segno il record di stati membri delle Nazioni Unite che hanno votato a favore della fine delle esecuzioni capitali. Lo scorso dicembre, infatti, 121 su 193 stati membri hanno detto sì alla risoluzione che chiede una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte.

Sì all’accoglienza dei rifugiati

È stata battezzata IWelcome ed è la campagna che Amnesty ha istituito in difesa dei diritti di rifugiati e migranti. La necessità di tale battaglia nasce dalla semplice analisi dei numeri: sono 20 le persone che ogni minuto sono costrette ad abbandonare la propria abitazione e a fuggire. Sono oltre 22 milioni i rifugiati nel mondo (il 55 per cento dei quali proveniente da Siria, Afghanistan e Sud Sudan), più della metà è minorenne e l'84 per cento è ospitato in Paesi in via di sviluppo (tre dei quali - Etiopia, Uganda e Repubblica Democratica del Congo - sono agli ultimi posti dell’indice di sviluppo umano). IWelcome offre ai capi di stato idee e soluzioni per gestire e accogliere migranti e rifugiati e aggiustare un sistema (quello dell’accoglienza, appunto) che al momento non funziona. Perché anche la richiesta di asilo è un diritto che va tutelato.

Verità per Giulio Regeni

È infine tutta italiana la campagna avviata a inizio 2016 per non dimenticare l’omicidio del giovane ricercatore italiano in Egitto, per fare chiarezza e arrivare alla verità sulla sua morte. Dal suo lancio a oggi la campagna ha raccolto tantissime adesioni nel nostro Paese: si contanto infatti 5 Regioni, 5 Province e 253 Comuni; 116 tra scuole, università, biblioteche e centri culturali; un totale di 43 media di stampa e radio; 196 tra gruppi e associazioni e un numero grandissimo di adesioni e messaggi da parte di cittadini che tutti i giorni chiedono la Verità per Giulio Regeni.

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