La pena di morte nel mondo: i dati di Amnesty International

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Foto: Archivio Getty
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Le pessime condizioni carcerarie dei condannati sono il tema dell'edizione 2018 della Giornata europea e mondiale contro la pena di morte. Nell'anno in corso, le esecuzioni accertate sono oltre 330 ma si tratta di numeri parziali e calcolati al ribasso

Sono oltre 330 le esecuzioni accertate nel 2018 da Amnesty international: numeri parziali, calcolati al ribasso e pubblicati oggi, 10 ottobre, in occasione della Giornata europea e mondiale contro la pena di morte, che quest’anno ha come obiettivo quello di sensibilizzare e porre l'attenzione sulle cattive condizioni dei condannati alla pena capitale. Più di 330 condanne effettuate nel 2018, dunque, che si aggiungono alle 993 del 2017, come riportato nell’ultimo rapporto diffuso dalla stessa associazione lo scorso aprile. "I prigionieri condannati a morte devono essere trattati con umanità e dignità e detenuti in condizioni rispettose delle norme e degli standard internazionali sui diritti umani", dice Amnesty, che ha promosso una campagna su cinque Paesi (Bielorussia, Ghana, Giappone, Iran e Malaysia) affinché "i rispettivi governi pongano fine alle inumane condizioni detentive dei condannati a morte e assumano iniziative in favore dell’abolizione totale della pena capitale". L’organizzazione ha anche lanciato due appelli: il primo per salvare la vita di Mohammad Reza Haddadi, ragazzo iraniano accusato di omicidio e condannato a morte nel 2004 all’età di 15 anni, la cui esecuzione è stata fissata e poi rinviata almeno sei volte dal giorno della sentenza; l’altro, invece, riguarda l’abolizione totale della pena di morte in Bielorussia, ultimo Paese europeo dov’è ancora in vigore.

I numeri delle condanne a morte nel 2018

Sono centinaia, dunque, le condanne a morte eseguite nel 2018. Una lista ovviamente parziale, che - sottolinea Amnesty International - contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui la stessa organizzazione è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni Paesi asiatici e mediorientali, per esempio, il totale potrebbe essere molto più elevato. Nello specifico, quest’anno sono state eseguite 2 pene capitali in Afghanistan, almeno 28 in Arabia Saudita, 2 in Botswana, 8 in Egitto, 13 in Giappone, almeno 217 in Iran (tra cui 5 minorenni al momento del reato, 3 maschi e 2 femmine), 44 in Iraq, almeno 2 in Pakistan, 2 a Singapore, 18 negli Stati Uniti, 1 a Taiwan, 1 in Thailandia e 3 nello Yemen.

I dati del 2017: quasi mille le esecuzioni accertate

Se si prendono in considerazione i dati dell’ultimo anno completo, il report di Amnesty International, pubblicato nell’aprile 2018 ma con numeri relativi al 2017, registra 993 esecuzioni: il 4% in meno dal 2016 (1.032 esecuzioni) e il 39% in meno dal 2015 (anno in cui l’organizzazione ha rilevato 1.634 esecuzioni, il più alto livello dal 1989). Secondo quanto riferisce Amnesty, questi dati non includono però le migliaia di sentenze capitali che si ritiene siano state eseguite in Cina, dove i numeri ufficiali sulla pena di morte "rimangono classificati come segreto di Stato". Così, stando alle esecuzioni di cui si ha assoluta certezza, è l’Iran il Paese dove si svolge il maggior numero di esecuzioni: più della metà (51%) di tutte quelle registrate. Con Arabia saudita, Iraq e Pakistan, Teheran è responsabile dell’84% di tutte le sentenze capitali eseguite a livello mondiale.

Sono 106 le nazioni che hanno abolito del tutto la pena di morte

Secondo i dati forniti da Amnesty international nell’ultimo report, "più della metà dei Paesi del mondo ha abolito la pena di morte di diritto o de facto". In particolare, sono 106 le nazioni che hanno cancellato le esecuzioni per ogni reato, mentre 8 Stati l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, come per esempio i crimini di guerra. Altri 28 sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. In totale, "142 Stati hanno cancellato la pena di morte nella legge o nella pratica, mentre 56 la mantengono in vigore".

Le modalità di esecuzione 

Nel rapporto di Amnesty, inoltre, vengono specificate le modalità di esecuzione che sono state utilizzate nel 2017. Decapitazione in Arabia Saudita, fucilazione in Bahrain, Bielorussia, Cina, Corea del Nord, Emirati Arabi Uniti, Stato di Palestina, Somalia e Yemen. Impiccagione in Afghanistan, Bangladesh, Egitto, Giappone, Giordania, Iran, Iraq, Kuwait, Malesia, Pakistan, Stato di Palestina, Singapore e Sudan del Sud, mentre l’iniezione letale è stata utilizzata in Cina, Stati Uniti e Vietnam.

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