Khashoggi, Trump: "Piano andato storto". Erdogan: omicidio pianificato

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Trump ed Erdogan in una foto d'archivio

Il presidente Usa ribadisce che non fermerà la vendita di armi ai sauditi e spiega che il principe gli ha detto che "né lui né il re sono coinvolti". Il leader turco parla dell'indagine. Al via tra tante assenze a Riad il forum detto la "Davos nel deserto"

“Un piano andato storto”. È così che il presidente Usa Donald Trump ha definito l'omicidio del giornalista dissidente saudita Jamal Khashoggi (LE TAPPE DEL CASO). Il tycoon, in un’intervista a Usa Today, ha raccontato di aver telefonato al principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e che quest'ultimo gli ha detto che “né lui né il re sono coinvolti”. Ieri aveva anticipato di “non essere soddisfatto” dalle risposte ricevute da Riad sulla vicenda. Il capo della Casa Bianca, comunque, ha ribadito di non voler bloccare la vendita di armi Usa a Riad: ci sono “molte altre” possibili sanzioni, ha precisato, di cui discuterà con le figure chiave del Congresso. 

Al via tra tante assenze la "Davos nel deserto"

E la morte di Khashoggi pesa anche sulla "Davos nel deserto", il forum economico - fiore all'occhiello del Regno saudita - che ha preso il via oggi a Riad. Tante le assenze annunciate: dai ministri economici di Europa e Stati Uniti, al Fondo monetario internazionale, a diversi giganti della finanza che hanno scelto la via del boicottaggio in attesa che sia fatta luce sulla vicenda. Anche il principe ereditario Mohammed bin Salman non si è visto all'apertura dei lavori.

Erdogan: "brutale" omicidio pianificato

La numero uno della Cia Gina Haspel, intanto, è andata in Turchia per collaborare alle indagini sull'uccisione del giornalista nel consolato di Riad a Istanbul. Riad ha riconosciuto che il giornalista è morto il 2 ottobre, durante una visita al consolato del regno a Istanbul, dopo "una scazzottata". Funzionari turchi, invece, affermano che il 59enne è stato messo sotto torchio e ucciso da una squadra saudita di 15 uomini. Ankara ha promesso la verità “nuda e cruda” sulla vicenda e che i dettagli dell'inchiesta saranno via via resi noti. Il presidente Recep Tayyip Erdogan, parlando al Parlamento, ha detto che il "brutale" omicidio del giornalista è stato attentamente pianificato giorni prima della sua morte, che vorrebbe il processo sia fatto in Turchia, che il caso non sarà insabbiato e che da Riad si aspetta che “tutti i responsabili, dal livello più basso al più alto, siano trovati”.

Ministro degli Esteri saudita promette "verità"

Anche il ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir ha assicurato: "L'inchiesta sull'uccisione del giornalista Jamal Khashoggi produrrà la verità su quanto accaduto". L'Arabia Saudita, ha aggiunto, è impegnata a garantire "che l'indagine sia completa, che la verità sia rivelata e che i responsabili ne rendano conto". Il ministro ha anche promesso che saranno messi in atto meccanismi in modo che "qualcosa del genere non possa mai più accadere".

007 turchi: consigliere del principe guidò omicidio via Skype

Nel frattempo, fonti di intelligence di Ankara hanno rivelato che Saud al Qahtani, stretto consigliere e responsabile della comunicazione sui social media del principe bin Salman, avrebbe guidato le operazioni che hanno portato all'omicidio di Khashoggi via Skype. Secondo gli 007 turchi il presidente Erdogan avrebbe in mano la registrazione che prova la sua presenza virtuale almeno alla parte iniziale dell'intervento del presunto "squadrone della morte". Qahtani avrebbe ordinato al commando: "Portatemi la testa del cane".

Accuse e depistaggi

Pur fermamente negati da Riad, continuano dunque a emergere legami tra i killer e bin Salman (come le almeno quattro chiamate dalla sede diplomatica all'ufficio del principe ereditario nelle ore in cui il giornalista veniva ucciso) e i depistaggi dei servizi segreti sauditi. “Abbiamo di fronte una situazione in cui c'è stato un omicidio brutalmente pianificato e ci sono stati tentativi di nasconderlo”, ha accusato la Turchia. Ieri sono state diffuse le immagini, registrate il giorno del delitto, di un uomo vestito come Jamal Khashoggi, che esce dal consolato saudita di Istanbul poco dopo l'omicidio, per far credere che il reporter potesse aver lasciato l'edificio. E ancora: tre uomini inquadrati da telecamere di sorveglianza mentre, all'indomani del delitto, bruciano documenti nel giardino sul retro del consolato. A una quindicina di chilometri dal consolato, in un parcheggio sotterraneo dove è rimasto per due settimane, è stato anche trovato un minivan nero con targa diplomatica saudita: forse il veicolo con cui il corpo di Khashoggi è stato fatto uscire.

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