Soyuz, il taxi spaziale che collega la Terra all'Iss

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Il modulo Soyuz pronto al lancio dal cosmodromo Baikonur, in Kazakistan (archivio Getty Images)
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Il nome, che in russo significa "unione", indica il più lungo programma di missioni con equipaggio nella storia dell'esplorazione spaziale. In oltre mezzo secolo di storia, solo tre incidenti: nel 1975, nel 1983 e l'11 ottobre di quest'anno

La missione fallita e l'atterraggio d'emergenza in Kazakistan della navicella Soyuz potrebbero segnare il definitivo tramonto di uno dei veicoli spaziali più longevi di sempre. La sospensione dei lanci, già annunciata da Mosca, durerà finché "la situazione non sarà chiarita", ha detto il vicepremier russo Yuri Borisov.

La storia della Soyuz

Nel frattempo si tenteranno di approfondire le cause tecniche che hanno causato il guasto del vettore spaziale. Un mezzo utilizzato per trasportare in orbita e verso la Stazione spaziale internazionale (Iss) cosmonauti e astronauti. Il nome Soyuz, che in russo significa "unione", indica il più lungo programma di missioni con equipaggio nella storia dell'esplorazione. Il promo volo con equipaggio a bordo risale al 23 aprile 1967, in piena corsa allo spazio tra le due superpotenze rivali Usa e Urss. In quell'occasione, volo Soyuz 1, venne registrato il primo incidente mortale nella storia delle missioni spaziali (vi erano stati tre morti nel febbraio dello stesso anno con Apollo 1 ma si trattò di un incendio durante una esercitazione a terra). Su Soyuz 1 perse la vita il cosmonauta Vladimir Komarov, a bordo di un veicolo la cui sicurezza era stata messa sotto accusa da Yuri Gagarin, icona della conquista sovietica dello spazio e grande amico di Komarov. In oltre mezzo secolo di storia e attività la Soyuz ha subito, oltre a quello dell'11 ottobre, solo altri due incidenti che hanno obbligato ad annullare il viaggio: nel 1975 e nel 1983, in entrambi i casi non vi sono state vittime. Nel 1983 durante gli ultimi secondi del conto alla rovescia, il veicolo di lancio prese fuoco e la sequenza di interruzione automatica non riuscì. La missione venne interrotta manualmente. Il 5 aprile 1975, la terza fase del razzo non si staccò.

La struttura della Soyuz

Il luogo di lancio della Soyuz è il cosmodromo Baikonur, in Kazakistan, che rappresenta ancora oggi il più grande impianto di lancio spaziale del mondo. Costruita nel 1955, la struttura copre 6717 chilometri quadrati e si estende per 75 chilometri da nord a sud e 90 chilometri da est a ovest. La base ospita decine di rampe di lancio, cinque centri di controllo del tracciamento, nove stazioni di rilevamento e un raggio di prova di razzo di 1500 chilometri. È da Baikonur che sono stati effettuati oltre 1680 lanci comprendenti sia satelliti che veicoli Soyuz con equipaggio: né i razzi Soyuz né le navicelle sono riutilizzabili. La sonda spaziale Soyuz pesa 7 tonnellate; misura 7,2 metri di lunghezza e 2,7 metri di diametro. Con i pannelli solari aperti (rimangono chiusi durante il lancio) la Soyuz misura 10,6 metri di diametro. Ogni veicolo Soyuz, che può trasportare fino a tre astronauti, è composto da tre moduli: il servizio, il modulo orbitale e quello di rientro. Il modulo orbitale (parte superiore) trasporta l'equipaggiamento necessario per l'attracco alla Stazione spaziale. Il modulo di servizio (la parte inferiore) trasporta, tra le altre cose, le apparecchiature di telecomunicazione e controllo dell'altitudine e l'accoppiamento dei pannelli solari. Il modulo di discesa (nel mezzo) è dove viaggiano gli astronauti ed è l'unica sezione che rientra nell'atmosfera. Il modulo orbitale si spezza durante il rientro.

Nello spazio a 13mila km/h

Il viaggio della Soyuz verso la Stazione Spaziale Internazionale può durare sei ore o due giorni, a seconda del profilo della missione. Il viaggio di ritorno, al contrario, dura solo tre ore. Normalmente, il modulo tocca la Terra con una velocità inferiore a 2 metri/sec. Lo spazio abitabile nel modulo di discesa è di soli 4 metri cubi. Il modulo pesa 2,9 tonnellate. Impressionanti sono, invece, le capacità del lanciatore Soyuz con una potenza di milioni di cavalli e una velocità orbitale massima di 28.800 km/h. La navicella riesca ad arrivare in orbita aumentando la velocità di circa 50 km/h ogni secondo. Per raggiungere l'orbita terrestre - si legge sul sito dell'Agenzia spaziale europea (Esa) - la Soyuz attraversa tre stadi: in ognuno di questi una diversa parte del razzo utilizza il suo carburante e viene poi sganciata per tornare sulla Terra. Dopo 9 minuti di forte accelerazione, anche il terzo stadio smette di bruciare carburante e si stacca. L'equipaggio entra così ufficialmente in assenza di peso e inizia il suo viaggio per raggiungere la Stazione spaziale.

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