Sisma e tsunami in Indonesia, il bilancio delle vittime sale a 1350

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Il sisma è stato registrato alle 7:59 ora locale (l'1:59 in Italia) al largo di Sumba. Non si hanno segnalazioni di danni. La scossa arriva a pochi giorni di distanza dalle due che hanno devastato l'isola di Sulawesi dove le vittime accertate sono 1.347. Si scava ancora

Sono passati cinque giorni dal doppio disastro di terremoto e tsunami (COSA SONO) sull'isola di Sulawesi, ma ancora scarseggiano i servizi essenziali e gli aiuti umanitari. La crescente disperazione dei residenti è evidente: con 66 mila edifici crollati e intere aree non ancora raggiunte dai soccorritori, a Palu si moltiplicano i saccheggi dei negozi ancora in piedi, tra una crescente tensione tra la polizia e i residenti (FOTO). Ed è scontato che il bilancio delle vittime, aggiornato ad almeno 1.350, salirà ancora. (VITE E NOMI CANCELLATI DALLO TSUNAMI). L'arcipelago indonesiano continua intanto a tremare. A 40 chilometri dall'isola di Sumba, nel sud, si sono registrate due scosse di magnitudo 5,9 e 6. L'isola dista 200 chilometri da Lombok, dove tra luglio e agosto due terremoti hanno causato oltre 550 morti.

La gente è senza cibo

Nella capitale provinciale, colpita sia dal sisma di magnitudo 7,5 sia dal maremoto, gli agenti hanno sparato colpi in aria e gas lacrimogeni per cercare di disperdere una folla che assaltava un negozio. La polizia locale ha disposizioni precise: chiudere un occhio di fronte a chi cerca cibo e acqua, ma non permettere il saccheggio di altri prodotti. Il carburante in città è agli sgoccioli, la rete elettrica è ancora a singhiozzo, e l'azienda petrolifera nazionale Pertamina ha inviato navi-cisterna per i rifornimenti. Code di centinaia di metri sotto il sole cocente si formano per gli approvvigionamenti dei beni più necessari. "Tutti hanno fame dopo diversi giorni senza mangiare", ha detto in un'intervista in tv il capo dell'amministrazione della provincia di Donggala, un'area ancora largamente inesplorata dai soccorritori. "Dedichi attenzione a Donggala, signor Jokowi!", si è visto gridare un residente - usando il soprannome del presidente indonesiano Joko Widodo - in un video di una rete locale.

Fosse comuni

Si stanno intanto scavando nuove fosse comuni, alcune capaci di contenere fino a un migliaio di corpi. E dal fango e le macerie iniziano a emergere anche storie drammatiche. Come quella di una sorta di oratorio accanto una chiesa, in un villaggio vicino Palu, da cui sono stati estratti 34 corpi di ragazzini che stavano facendo catechismo. E altri 52 risultano dispersi.

Cattiva gestione

La cattiva gestione dell'emergenza da parte delle autorità indonesiane, che solo ieri hanno chiesto espressamente l'assistenza internazionale, esaspera i residenti. Intervistati dalle tv locali, in molti lamentano l'assenza di aiuti e la priorità data ai grandi edifici di Palu, come alcuni hotel crollati e il principale centro commerciale. Tale frustrazione e la mancanza di viveri sono un problema anche per la sicurezza dei convogli umanitari, che vengono ormai scortati dall'esercito e dalla polizia dopo che alcuni di essi sono stati minacciati da uomini armati.

Da ieri, è stato segnalato che oltre 5mila di persone hanno assediato l'aeroporto di Palu - parzialmente riaperto - nella speranza di poter lasciare la città a bordo degli Hercules dell'esercito. Tali aerei sono utilizzati per evacuare i feriti con urgente necessità di cure mediche. I militari hanno quindi predisposto dei traghetti per consentire di lasciare la città a chi ne facesse richiesta. La crescente insicurezza e' anche qui un fattore: diversi residenti hanno spiegato di volersene andare perché continuare a difendere la propria casa dai saccheggiatori è sempre più pericoloso.

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