Facebook, Zuckerberg al Congresso: "È colpa mia, chiedo scusa"
MondoIl fondatore del social network testimonierà martedì e mercoledì, al Senato e alla Camera, sul caso dei dati sottratti e usati da Cambridge Analytica. “Non abbiamo fatto abbastanza, è stato un grande errore”, si legge nel discorso che il Ceo pronuncerà alle audizioni
“È stato un mio errore e mi scuso”. Sono queste le parole con cui il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, si presenterà in audizione davanti al Congresso degli Stati Uniti per riferire in merito allo scandalo che ha coinvolto la sua piattaforma e la società Cambridge Analytica (COSA ASPETTARSI E COSA RISCHIA). Una chiara ammissione di responsabilità quella contenuta nel testo della testimonianza pubblicato sul sito del governo: “Ho fondato Facebook, lo gestisco e sono responsabile per ciò che vi accade”.
Da Cambridge Analytica al Russiagate
L'audizione di Zuckerberg comincerà oggi, martedì 10 aprile, alla commissione Commercio del Senato e proseguirà domani alla commissione Commercio della Camera. Il testo con cui il fondatore di Facebook intende aprire il suo intervento parte dall'ammissione di aver commesso alcuni errori e prosegue con un dettagliato resoconto su come si è giunti a questo punto, sia sul fronte del caso Cambridge Analytica sia su quello delle interferenze russe nelle elezioni Usa. Inoltre, su entrambi gli argomenti, Zuckerberg spiegherà punto per punto come Facebook intende intervenire da ora in avanti.
“Non abbiamo fatto abbastanza”
Zuckerberg nel testo spiega anche che Facebook è sempre stata un’organizzazione ottimista, focalizzata sul dar voce alle persone e connetterle fra loro, ma aggiunge che proprio questo pensiero idealista potrebbe aver impedito alla compagnia di vedere i potenziali usi impropri degli strumenti di Facebook. “È chiaro che non abbiamo fatto abbastanza per prevenire l’uso sbagliato delle funzionalità - si legge nella testimonianza - E questo vale per le fake news, per le interferenze straniere nelle elezioni, i discorsi d’odio e la privacy dei dati. Non abbiamo avuto una visione abbastanza ampia delle nostre responsabilità, ed è stato un grande errore”.
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