Facebook: sono 87 milioni i profili usati da Cambridge Analytica

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Il social ammette che ad essere coinvolti nello scandalo sarebbe un numero di utenti molto superiore ai 50 milioni stimati in precedenza. Sono 70 milioni le persone coinvolte solo negli Usa. Zuckerberg: "Ho commesso un grave errore"

Lo scandalo dati che ha coinvolto Facebook è molto più ampio di quanto si stimasse. Il social network ha reso noto che sono stati 87 milioni gli utenti i cui dati sono stati condivisi con Cambridge Analytica, l'azienda che li avrebbe poi utilizzati anche per tentare di indirizzare i flussi elettorali nel caso della Brexit e delle ultime elezioni americane. Sono oltre 70 mila infatti gli utenti Usa coinvolti.

Coinvolti soprattutto utenti Usa

La stima è dunque ben superiore ai 50 milioni ipotizzati in precedenza. L'annuncio è stato dato dal responsabile tecnologico del social media, Mike Schroepfer, in un comunicato in cui ha dato notizia anche del rafforzamento dei nuovi strumenti di privacy a disposizione degli utenti. Secondo Facebook, i dati "impropriamente condivisi" riguardavano soprattutto utenti negli Usa. Alla cifra di 50 milioni si era arrivati partendo dai 270mila account ottenuti dall'app dell'accademico Aleksandr Kogan intitolata This is Your Digital Life, poi acquisiti dalla Cambridge Analytica. A loro volta, grazie alla rete di amicizie, avrebbero portato ad ottenere dati di decine di milioni di utenti. 

I dati

Sono gli americani, con 70.632.350 milioni di utenti (81,6%), i più coinvolti tra gli 87 milioni di profili Facebook usati impropriamente per scopi elettorali da Cambridge Analytica. Lo riferisce Facebook. Nella classifica seguono i filippini (1,4%), gli indonesiani (1,3%), i britannici (1,2%), i messicani (0,9%), i canadesi (0,7%), gli indiani (0,6%), i brasiliani (0,5%), i vietnamiti (0,5%) e gli australiani (0,4%). Sarebbero coinvolti anche migliaia di italiani.

Zuckerberg: "Grave errore"

Una rivelazione che arriva nel giorno in cui è stata resa nota la data della testimonianza di Mark Zuckerberg: l'11 aprile davanti alla commissione per il commercio e l'energia della Camera degli Stati Uniti. Intanto il ceo di Facebook si scusa di nuovo: "Ho chiaramente commesso un errore, avremmo dovuto fare di più".  Il fondatore del social media ha detto che non basta che Fb creda ai creatori di app quando sostengono che rispettano le norme. Fb, ha aggiunto, deve assicurarsi che lo facciano.

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