Gb, giudici impongono di staccare la spina: è morto il piccolo Isaiah

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I genitori di Isaiah con il piccolo in una foto postata dal padre su Facebook (profilo FB: Olanrewaju Haastrup)

Il bimbo di un anno era nato con un grave danno cerebrale causato dalla mancanza d’ossigeno durante il parto. L'Alta Corte britannica si era pronunciata per la fine dei trattamenti contro il volere dei genitori e anche la Corte di Strasburgo ha respinto il ricorso

I macchinari sono stati staccati e il piccolo Isaiah Haastrup è morto al termine di una battaglia legale tra giudici e famiglia, che ha diviso l’opinione pubblica britannica. Il bimbo, di un anno d’età, era nato con un grave danno cerebrale causato dalla mancanza d’ossigeno durante il parto. Aveva mantenuto un barlume di coscienza, ma per i medici non aveva ormai speranze di miglioramento. A gennaio l'Alta Corte britannica si era pronunciata per la fine dei trattamenti contro il volere dei genitori, Takesha Thomas e Lanre Haastrup. Il loro ricorso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo è stato respinto questa settimana. Così i medici hanno staccato i macchinari che tenevano in vita il bimbo.

Dibattito acceso in Gb

L'annuncio della morte è stato dato dal papà e dalla mamma, dopo l'interruzione dell'assistenza dei macchinari che tenevano in vita il bambino al King's College Hospital di Londra. Il papà si è detto "orgoglioso" del suo "coraggioso bambino". Mentre l'ospedale ha ribadito di aver assicurato al piccolo "il miglior trattamento" disponibile e ha reso omaggio alle sofferenze della famiglia. Il caso, simile ad altri avvenuti negli ultimi mesi come quello di Charlie Gard, ha acceso un grande dibattito in Gran Bretagna sul diritto a “staccare la spina”, imposto per via giudiziaria. 

Le accuse dei genitori ai medici

I genitori del piccolo, entrambi londinesi 36enni, si sono sempre rifiutati di arrendersi e hanno accusato i medici di negligenza all'origine dell'episodio che ha danneggiato il cervello del bambino durante il parto e avevano invocato almeno la prosecuzione di "terapie palliative di sostegno alla vita". Ma anche la Corte di Strasburgo ha respinto la loro ultima speranza nei giorni scorsi. La reazione del padre di Isaiah dopo il decesso del piccolo è stata molto dura: in un post su Facebook ha accusato i "medici corrotti", il giudice, il sistema legale e l'ospedale che "devono vergognarsi". Il messaggio termina con un monito: "La nostra fede ci vieta di tenere la rabbia nei nostri cuori, quindi perdoniamo, ma non dimenticheremo questa ingiustizia".

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